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mercoledì 29 giugno 2011

chiacchiere sul Fumetto

Apparso su Web nel 2010, Conversazioni sul Fumetto si è saputo rapidamente e con merito guadagnare l'attenzione dei lettori e degli addetti ai lavori per la qualità e la continuità dei suoi contenuti. Per questo è stato un vero piacere, nei giorni scorsi, chiacchierare informalmente con Andrea Queirolo, ideatore e "anima" di Conversazioni. Si è parlato del sito, di "critica" e... di Daniel Clowes! Buona fumosa lettura! 

smoky man: Nel giro di poco tempo, Conversazioni è diventato un punto di riferimento per l'approfondimento critico legato al Fumetto. Come è nata l'idea o l'esigenza di lanciarsi in una simile avventura?
Andrea Queirolo: Conversazioni è un'idea che avevo in mente ben molto prima della sua realizzazione. Infatti ha avuto una gestazione decisamente sofferta. Ero partito con l'idea di creare un blog dove proporre esclusivamente interviste ad autori, esperti, studiosi, critici e addetti ai lavori in generale del mondo del fumetto. Decisione abbastanza infame, dato che come sai fare un'intervista è molto difficile sotto vari punti, ad esempio, se si deve intervistare un autore bisogna sapere cose importanti come: conoscenza dell'autore, conoscenza del suo lavoro, conoscenza della sua lingua, contestualizzazione della sua opera e via dicendo. Se poi ci aggiungi il fatto che devi avere i contatti, devi avere una risposta positiva e che poi spesso ci vuole anche un mese per ottenere le domande, tradurle, ecc... Insomma dopo un paio di interviste ho pensato bene di lasciar perdere e di virare su una visione più ampia, cercando di importare in Italia quello che ritengo il meglio degli approfondimenti critici esteri. Anche questo è un lavoro lungo, ma molto più fattibile dato che non ho riscontrato nessuna difficoltà a contattare i vari esperti e ad avere il loro consenso per tradurre in italiano il loro materiale. Certamente mi son trovato in una situazione che mi era impossibile affrontare da solo, e son stato fortunato a trovare le persone che collaborano con me, senza di loro il blog non esisterebbe.

Qual è il bilancio attuale?
Devo dire che la risposta è stata buona. Dal mondo del fumetto abbiamo ricevuto diversi complimenti. I contatti al sito aumentano, anche se di poco, di mese in mese. Tutto sommato non è che ci siano tante visualizzazioni, siamo una nicchia nella nicchia, ma credo che chi è interessato al genere di approfondimento che offriamo torni costantemente sulle nostre pagine. Questa mi sembra già una buona cosa, e inoltre i nostri articoli funzionano sulla lunga distanza, che poi è quello che mi interessa: offrire un approfondimento che vada oltre la novità del momento, che rimanga li a portata di tutti, dei riferimenti importanti sul fumetto.

In Italia si fa, sembra praticamente da sempre, un gran parlare di "critica" sul Fumetto. Ossia esiste la critica? Ha una qualche credibilità? E autorevolezza? Ha senso "fare" critica sul Fumetto?
Il problema della critica sul fumetto è che è difficile da attuare perché, diciamolo, non paga. E non è che non paga solo in Italia, non paga da nessuna parte. Si, ci sono alcuni casi, forse in Francia e America in cui credo che qualcuno la faccia per professione, ma in generale il criticismo non è il lavoro principale della maggior parte degli esperti più riconosciuti al mondo. In Italia la situazione è ancor più precaria, se si considera il fatto che, come si sente in giro, a volte mancano addirittura i soldi per pagare gli autori...
E allora cosa ci rimane? Ci rimane la vecchia guardia che continua a riciclarsi e alcuni nuovi polli da batteria pieni di passione che, appunto, vengono macellati prima del tempo.
Fra i giovani fortunatamente non mancano le eccezioni.
C'è poi comunque da considerare il livello della critica. Per fare critica occorre una preparazione non comune sull'argomento più un insieme di altri fattori di cultura generale e, la cosa che ritengo più importate, un metodo.
Il critico (Arthur Dove, 1925). Un "mestiere" difficile?
Qual è la tua ricetta? Se ce l'hai...
Innanzitutto, non mi reputo un critico, ma solo un appassionato. Non ho nessuna ricetta, e come si può vedere sul blog, scrivo il meno possibile ben conscio dei mieli limiti e delle mie possibilità, e lo faccio solo quando credo davvero di avere qualcosa di valido per le mani. La regola principale è: documentazione, documentazione, documentazione. Però, il mio scopo, il compito che mi sono prefissato, è quello diciamo di "editore": passo gran parte del tempo che dedico al blog a scegliere articoli da tradurre, studiare interviste, prendere contatti, mandare mail, programmare i pezzi, tradurre, revisionare, calcolare, rivedere, impaginare, pubblicare e via dicendo. Per il resto guardo molto all'America, al lavoro di persone come Craig Fisher, Gary Groth, RC Harvey, Sean T. Collins, Dan Nadel e, uno su tutti, Jeet Heer. Esperti che ci stiamo impegnando a tradurre sulle nostre pagine.

Dici, "il criticismo non è il lavoro principale della maggior parte degli esperti più riconosciuti al mondo"... mi verrebbe da ribattere... "molti fumettisti mica campano facendo fumetto..., per non dire di addetti ai lavori, come traduttori, redattori, etc...". Insomma, mondo difficile... E aggiungo che ho la percezione per dire che in UK e USA pensino che in Italia il fumetto sia molto più considerato dal punto di vista artistico che da loro...
In Usa conoscono davvero poco del fumetto Italiano, se va bene sono fermi a qualche grande nome del periodo del cosiddetto "fumetto d'autore". Insomma fanno fatica ad andare oltre Pratt. Credo che in generale, a parte qualche studioso, gli americani non abbiano ben chiaro il quadro della situazione europea ed in particolare di quella italiana, di cui importano praticamente il nulla più assoluto.

"Critica, metodo..." Io ti dico anche che per fare critica occorre studio e per studiare occorre tempo e denaro, oltre che volontà... la critica ha bisogno d'investimenti... ma se il Fumetto è un medium “povero”, la critica sul Fumetto mi sa che al massimo può mendicare...
Certo, è proprio quello il problema di fondo, se non ci sono i soldi per pagare chi produce il prodotto che va criticato, figuriamoci se ci sono i soldi per pagare chi si adopera nella critica.
Si. La situazione è desolante, non c'è dubbio. Ecco perché chi si adopera in questo sforzo sono spesso ragazzi di vent'anni con tanta passione ma con pochi mezzi. In Italia mi sembra che non ci sia un supporto alla critica.

Concordo... inoltre se di cinema e musica sui giornali forse scrive chi ha un minimo di conoscenza, di fumetti sembra ancora si parli di un Universo sconosciuto. Al contempo escono un sacco di graphic novel, si parla di questi “romanzi grafici”, escono i film ispirati ai personaggi dei fumetti...
In Italia probabilmente il fumetto è ancora visto come qualcosa di negativo o di frivolo che non merita attenzione, ma questa è una banalità. La verità è che probabilmente non frega più niente a nessuno dei fumetti, o meglio non c'è il ricambio generazionale che ci dovrebbe essere... Negli ultimi anni non mi è mai capitato di vedere un ragazzino leggere Tex.
Il graphic novel poi ha tutto un mercato suo, non credo che chi si avvicina a questo tipo di prodotto per la prima volta possa avere qualche affinità con un qualsiasi fumetto seriale. È puro marketing, ed è li che si crea confusione: i graphic novel, nella loro forma e distribuzione (ma spesso anche nei contenuti), sono pensati per un pubblico che col fumetto ha poco a che fare. Niente di male per carità, ma io e te lo sappiamo e per noi un graphic novel e un fumetto seriale sono semplicemente la stessa cosa: fumetti. Per un pubblico non ferrato i graphic novel sono una specie di "fumetto colto" che non ha niente a che fare con, che ne so, gli X-Men. Ma il discorso è molto ampio...
Ah la critica! (immagine da "Asterios Polyp" di Mazzucchelli)
E poi quando escono articoli critici o simili, sono spesso pieni di inesattezze
Sì, stendiamo un velo pietoso sui giornalisti che scrivono di fumetto senza mai averne letto uno, o peggio improvvisandosi esperti. Volevo anche aggiungere che gli editori in generale si disinteressano spesso di quello che viene detto sui loro prodotti. Ti porto l'esempio americano, dove possiamo trovare realtà come la Fantagraphics che riporta meticolosamente nel suo blog tutte le recensioni e gli articoli e le interviste sui loro libri e sui loro autori. In Italia chi fa una cosa simile con costanza? Dove sono gli uffici stampa degli editori?

Belle domande…
Insomma, chi fa critica online, lo fa gratis, offrendo gratis pubblicità, cercando anche di smuovere delle vendite. Capisci il mio discorso? Fare critica o, se vogliamo, divulgazione in Italia spesso significa parlare al vento. La critica, ma anche più semplicemente parlare di fumetto, in Italia è mortificante, non ha nessuna rilevanza perché non viene supportata da nessuno, spesso nemmeno dai diretti interessati.

Penso che in un certo senso il mondo del Fumetto italiano rispecchi, in un modo anche deformato, la società italiana in cui la meritocrazia è un mero miraggio. E questo si rispecchia anche nelle dinamiche di produzione che si fermano alla realizzazione del libro senza nessuna strategia per far arrivare al grande pubblico la notizia che quell'oggetto esiste.
Ma non solo, in Italia c’è pure la brutta abitudine di darsi sempre addosso. Invece di parlare di fumetto si perde tempo al gioco del chi è più bravo. Ci si punzecchia, non si crea partecipazione. In America fanno tavole rotonde, dibattono, discutono, ecc... In Italia appena uno dice qualcosa che ad un altro non va a genio, cade il mondo. C'è la mancanza di un discorso produttivo e costruttivo. 

Ci stiamo infervorando. Che dici andiamo oltre? Abbassando i toni... ho notato una tua particolare predilezione per Daniel Clowes e la sua opera. Puoi cercare di spiegare questa affezione al limite del feticismo? So che ti sei accaparrato anche l'action figure di Death Ray...
Ma l'hai vista quella bambola? Non è bellissima? [risata] Clowes è un mio pallino da diverso tempo. La cosa che mi attrae di lui è come parla della società, come i suoi personaggi siano veri pur essendo stereotipati. Vedo l'opera di Clowes come un grande work in progress, una specie di ricerca della verità, del senso della vita. Poi ovviamente Clowes viene dal fumetto alternativo americano, un periodo felicissimo per il fumetto e sicuramente il mio preferito. Un momento storico che lui ha contribuito a definire.
Clowes ha, come fumettista, tutte quelle particolarità che mi attraggono maggiormente, fra cui la grande conoscenza del fumetto, il buon gusto di averne capito le dinamiche e di saper reinventare in maniera originale l'insegnamento dei grandi autori del passato.
Indubbiamente Clowes è uno dei più grandi fumettisti viventi, e non sono molti, e tutti sono accomunati da questo fattore: hanno inventato un loro stile, riconosciuto e ora copiato, imparando dai vecchi pionieri del fumetto.
Death Ray in tutto il suo splendore di plastica!
Dopo la domanda d’alleggerimento, torniamo in tema. Che non si esaurisce mica…
In queste ultimi giorni e settimane, forse complici i calori estivi, il dibattito sulla critica sul web si è “riacceso”. Mi riferisco ad esempio all'intervento duplice di Marco Pellitteri (qui e qua) ma anche al pezzo di Rastelli su Lo Spazio Bianco, oppure Harry e la sua impossibilecritica. Periodo "caldo" o cosa?
Quello della critica sul fumetto (ma anche fumettistica mi piace) è un argomento che torna ciclicamente. Trovo molto giusto che se ne parli e quello che mi spiace di più è che ci sia poca interazione fra le parti che se ne interessano. Personalmente sto cercando di far partecipare più persone su questo "dibattito". Trovo la cosa anche molto istruttiva.

Personalmente penso ci siano diverse gradazioni di critica e, considerando chi non lo fa con regolarità e per contingenti motivi di tempo e di remunerazione (il tempo è denaro, babe!), penso che siano due i requisiti fondamentali: competenza e onestà intellettuale...
Per dire, un pensiero come quello di Maurizio Rosenzweig (artista che tra l’altro, a scanso di equivoci, stimo) esposto in una recente intervista su Fumetto d'Autore, lo trovo “poco difendibile”, anche se credo ci fosse dell'ironia... Dice: "Però se a te piace fare il critico, fallo. Bada solo a non condizionare le idee di nessuno e a non ferire chi magari ha passato anche un anno a lavorare ad un fumetto. Magari sarà anche brutto fumetto, ma sarà sempre stato un lavoro faticoso. E la fatica è fatica. Per tutti."
Sono parole che sinceramente non capisco.

Uno può anche impiegare dieci anni a fare un fumetto ma se è mal riuscito è... malriuscito! E io critico te lo devo dire… e dirlo al “pubblico”!
Parafrasando Oscar Wilde che diceva “Non esistono libri morali o immorali … i libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.”, io direi "Non esistono fumetti belli o brutti. Ci sono fumetti scritti & disegnati bene o scritti & disegnati male. Questo è tutto."
Posso capire che sia un lavoro faticoso, ma se non funziona non funziona. Poi credo che la critica dovrebbe essere "costruttiva" e non debba avere fini "castrativi". Comunque c'è poco da preoccuparsi, mi sembrano esigui gli interventi mirati a parlar male di un’opera. Almeno in Italia sembra che qualsiasi cosa esca sia bellissima. [risata]

Dai lo dico io, dai lo dico, modalità “smoky critico”: anche Alan Moore ha prodotto qualche “ciofeca”!
[risata] C’è anche da aggiungere che lo stesso scrivere di un fumetto è di per se una cosa faticosa, e forse chi lo fa preferisce affrontare lavori che gli son piaciuti o che ritiene importanti. E preferisce non perdere tempo a parlare di cose che non gli son sembrate valide.
Alan medita... vendetta. E la maglietta è spettacolare! :)
Concordo con Pellitteri che ci vuole un metodo per fare critica.
Ma critica = studio = tempo = compenso. Si può fare i critici professionisti sul fumetto, quando non si riesce ad essere fumettisti professionisti?
Ne abbiamo già parlato, ma sì concordo pienamente. Lo studio comporta ricerca e la ricerca comporta tempo. Bisognerebbe essere in pensione per dedicarsi alla critica del fumetto! [risata]

Ri-abbassando i toni... che fumetti stai leggendo, a parte Clowes, di questi tempi?
Oddio, molto poco, fra il lavoro, l'organizzazione del blog e il poco sociale che mi rimane non ho molto tempo da dedicare alla lettura. Portare avanti il blog è come un lavoro, non credevo si sarebbe rivelato così impegnativo... Comunque ho letto Gli anni dolci e  il primo capitolo della nuova edizione di Allevare un cane di Taniguchi e ho per le mani l'autobiografia di Joe Simon, My life in comics. Recentemente ho letto Cronache dell'isola grande di Lauzier, un autore che adoro; sto cercando di recuperare due dei volumi italiani che ancora mi mancano, ma non si trovano a buon mercato. Un mesetto fa ho anche riletto sprazzi di Jimmy Corrigan mentre revisionavo una traduzione di un saggio di Matthias Wivel. Ho una montagna di roba che si accumula giorno dopo giorno, tutte cose interessanti che non so quando riuscirò a leggere.
Ah, ho anche messo le mani su tutti i numeri di Eightball e fra poco voglio rileggermi tutte le storie nella loro veste originale! [risata]
Un Grande del Fumetto!
Cielo, Clowes basta, amico mio... sei peggio di me con Moore!
[risate] Impossibile!

Un tuo pensiero sul fumetto digitale, iPhone, iPad, Kindle e diavolerie varie... Che mi dici?
Oddio, mi cogli ampiamente impreparato. Da lettore ammetto di non poter far a meno della carta, ok ho un Kindle, ma leggere i libri è diverso. Eppure son sicuro che prima o poi gireremo tutti con un foglio elettronico in tasca, o qualche cosa di simile. Vedremo, sicuramente qualcosa succederà…

Internet tutto in torno a noi... materializzeremo tutto su qualcosa prendendo le informazioni e i contenuti... dall'aria!
Ti ho scoperto, in realtà sei Steve Jobs! [risate]

Grazie della chiacchierata, non mancherà occasione per fare altre!

domenica 26 giugno 2011

the wild ones

There's a song playing on the radio
Sky high in the airwaves on the morning show
And there's a lifeline slipping as the record plays
And as I open the blinds in my mind I'm believing that you could stay
And oh if you stay I'll chase the rain blown fields away
We'll shine like the morning and sin in the sun
Oh if you stay
We'll be the wild ones running with the dogs today

There's a song playing through another wall
All we see and believe is the DJ and debts dissolve
And it's a shame the plane is leaving on this sunny day

Cuz on you my tattoo will be bleeding and the name will stain

But oh if you stay we'll ride from disguised suburban graves
We'll go from the bungalows where the debts still grow every day

And oh if you stay I'll chase the rain blown fears away
We'll shine like the morning and sin in the sun oh if you stay
We'll be the wild ones running with the dogs today
We'll be the wild ones running with the dogs today 


Lyrics from Suede's The Wild Ones (Dog Man Star)

martedì 21 giugno 2011

Dum loquimur...

Dum loquimur fugerit invida aetas: 
carpe diem, quam minimum credula postero.

Orazio

[Suprematism, Kazimir Malevich]

domenica 19 giugno 2011

fumettando con Dr. Sketchy

Stoya interpreta Death
Per chi non lo sapesse (ma anche io mi ci sono imbattuto solo qualche mese fa seppur con qualche sensazione di déjà-vu :)), Dr. Sketchy's Anti Art School è una delle "manifestazioni" di punta del movimento artistico-culturale alternativo. Fondato nel 2005 in un pub di Brooklyn da Molly Crabapple e A.V. Phibes (con la sola Molly a gestirlo a partire dal 2006) è un "luogo" in cui gli artisti possono disegnare dal vivo avendo come modelli "performer underground" in una situazione estremamente effervescente, anti-accademica con innegabili connotati ultra-pop e contaminazioni con l'ambiente burlesque e suicide girls, per fare qualche esempio. Ovviamente l'idea è attecchita anche altrove e oggi Dr. Sketchy conta numerose "succursali", circa un centinaio, sparse per il mondo, di cui due in Italia (Roma e Pordenone). Ovviamente in tutto questo grande calderone non potevano mancare le serate Dr. Sketchy ispirate al Fumetto, con evidenti contiguità col cosplay.
In apertura di post potete ammirare l'adorabile Stoya interpretare Death nella serata dedicata agli Endless, protagonisti del Sandman firmato Neil Gaiman.
Delirio, Death e Desiderio: un trio a prova d'eternità!
Ma cercando tra le pagine del sito non mancano certo gli incontri con altri personaggi che popolano l'Universo a quadretti. Così ci si imbatte in Spider Jerusalem e la sua assistente Channon Yarrow nell'omaggio al Transmetropolitan creato da Warren Ellis.
Il buon Spider in un tipico gesto di gradimento
O si incontrano simpatiche canaglie come Tank Girl e il suo fido boyfriend Booga che si mostrano in tutto il loro apocalittico splendore.
Ah, l'amore...
Se si gira ancora sono certo d'incontrare altre facce note... Piaciuto l'assaggio? Beh allora buona visione sulle pagine di Dr. Sketcky.
E magari qualcosa del genere si facesse dalle mie parti... :)

venerdì 17 giugno 2011

Andrea Ferraris: Bottecchia e… paperi & topi!

Ho conosciuto ANDREA FERRARIS durante l'ultima edizione del Comicon. Avevo ovviamente già sentito parlare di lui ma non c'era mai stata occasione, prima d'allora, di incontrarci di persona. Debbo dire che da subito ci siamo trovati in gran sintonia (non fate i maliziosi, dai :)), fatto accresciuto dallo scoprire che oramai, dopo tanto girovagare, Andrea è diventato.. un sardo adottivo!!!
Per cui... è un vero piacere per me ospitare in questo umile spazio una chiacchierata con lui.

Per chi non lo sapesse Andrea Ferraris è un apprezzato disegnatore Disneyano che di recente ha realizzato insieme a Giacomo Revelli il romanzo a fumetti Bottecchia edito da Tunué, incentrato sulla figura del ciclista Ottavio Bottecchia, primo vincitore italiano del Tour de France. Di questo e dei suoi progetti abbiamo parlato nell'intervista a seguire. Enjoy!

Segnalo che nella giornata di Venerdì 17, alle ore 19, presso la Libreria Piazza Repubblica (Cagliari) si terrà un incontro con l'autore.

Come è nato Bottecchia?
L'idea di realizzare un fumetto sulla vita di Ottavio Bottecchia risale a diversi anni fa. Fu un libraio e amico genovese a farmi leggere un breve racconto sul ciclista  scritto da Giacomo Revelli. Nel racconto c'erano molti ingredienti che mi interessavano. Contattai Giacomo e ci mettemmo al lavoro, a più riprese, sul soggetto.
Intanto cominciai a disegnare qualche pagina per cercare uno stile adatto alla storia. Quelle prime tavole,molto lontane dalle definitive, le portai a Napoli al Comicon e le mostrai, tra gli altri, a Massimiliano Clemente di Tunué, che rimase favorevolmente colpito da una bozza di copertina. Rimanemmo d'accordo che gli avrei spedito altre parti del lavoro. Gli impegni di lavoro con Disney tuttavia non mi permettevano di lavorare con continuità,tanto che ad un certo punto avevo rinunciato al progetto.
Quattro anni dopo a Barcellona, dove mi ero trasferito per lavorare per Egmont sulle quattro strisce alla Barks, incontrai di nuovo Massimiliano che mi chiese di Bottecchia. Fu grazie a lui che ripresi in mano il lavoro, questa volta con maggiore determinazione.

Perché una biografia a fumetti su un ciclista?
Ci sono nel racconto della vita di Bottecchia diversi aspetti che mi interessavano: certamente le gesta sportive e il fatto che di queste si conosca ancora oggi molto poco; la determinazione di un umile figlio di carrettiere che riesce senza mezzi e conoscenze ad arrivare a vincere la corsa più dura e prestigiosa del tempo; la durezza della corsa con le sue regole spietate; il formarsi della coscienza politica di Bottecchia che lo portò a scontrarsi con il regime; i diversi personaggi che fanno da contorno alla vicenda.
 
Tavole tratte da Bottecchia.
Sei identificato soprattutto come un autore Disney. Cosa rappresenta per te Bottecchia, dal punto di vista creativo?
Questo forse è stato l'aspetto più interessante del lavoro. Dopo molti anni passati sugli stessi personaggi e, sopratutto su uno schema di lavoro consolidato, la difficoltà maggiore è stata quella di trovare uno stile che mi permettesse di differenziarmi dal mondo Disney.
Dal punto di vista creativo rappresenta la mia voglia di cominciare a raccontare, se me ne sarà data occasione, storie più vicine ai libri che leggo, ai film che guardo o alla realtà che vedo.
Paperi... made in Italy
Rovesciando la domanda, paperi e topi, che ruolo hanno avuto e hanno nella tua carriera?
Paperi e Topi sono fondamentali. Sono personaggi favolosi che amo moltissimo. Sono stato il terreno per crescere come disegnatore e per imparare il mestiere.
L'esperienza con Egmont, a Barcellona, mi ha ulteriormente arricchito. Lavorare sulle quattro strisce mi ha permesso un approccio alla tavola molto differente a quello a cui ero abituato con i lavori per il Topolino italiano. Ha regalato maggiore profondità alle vignette e una costruzione più rigorosa dei personaggi rispetto allo stile italiano che è invece più moderno e dinamico.
Disegno per la copertina di Bottecchia.
Tornando a parlare di Bottecchia. Quale è stato il tuo contributo alla storia? Alla sceneggiatura intendo... O ti sei "limitato" ai disegni?
Ho realizzato lo story board partendo dalla novella di Giacomo. Alcune parti erano state lavorate da Giacomo con dialoghi che ho preferito mantenere. In altri casi, come per esempio la parte iniziale con Bottecchia bambino che sente raccontare del Tour dal figlio del farmacista, ho scritto io direttamente rinviando poi a Giacomo per la discussione.
Attenti ai Bassotti!
Quanto hai dovuto lavorare per trovate uno stile adatto al tipo di racconto, al di là dei riferimenti Disney? Penso ad illustri predecessori "disneyani" impegnati in lavori non Disney come Cavazzano, con la sua sintesi "caricaturale" o i realistici Mastantuono e Celoni...
Come ti dicevo è stata la parte più dura. Tu mi citi tre giganti del fumetto che, beati loro, passano dallo stile realistico al comico senza apparente fatica. Per creare lo stile con cui alla fine ho deciso di realizzare Bottecchia ho guardato sopratutto a cose francesi come per esempio i fumetti di Larcenet, Baru o altri autori del gruppo di Poisson Pilote. Altri riferimenti  importanti sono stati  i lavori di Igort e Gipi.
Progetti prossimi venturi...
Progetti per il futuro? Altre graphic novel? Sempre paperi e topi? :)
Sto lavorando su un racconto scritto da me. Ho già uno “story” di massima, sulle 120 tavole ma prevedo che crescerà ancora. Ho preparato una decina di pagine che non considero definitive (le ho già disegnate diverse volte) ma sento finalmente di essere vicino allo stile con il quale vorrei realizzare la storia. Ho anche un’altra idea, che per ora è solo una bozza, ma ti posso dire che tratterà di minatori e opere liriche e sarà ambientata intorno agli anni '30.
E… naturalmente si continua con i Paperi: in questo momento sto disegnando per Egmont una storia di Paperino con Archimede.

Grazie Andrea per la tua disponibilità. 
A si biri! :)

Tutte le immagini a corredo sono © degli aventi diritto.

martedì 14 giugno 2011

poker di Sìììì!



(a volte ne basta uno, ma vuoi mettere quattro?) ;)

domenica 12 giugno 2011

cheerful dead boy

Venerdì scorso si preannunciava una serata di grandi emozioni al KME, il Karel Music Expo soprattutto per me, per l'attesa personale (ma visto il caloroso pubblico pure di parecchie altre persone :)) per i Tre Allegri Ragazzi Morti e il loro Pasolini, l'incontro.
Inutile dire che lo spettacolo è stato eccellente e non solo i TARM hanno fatto una performance straordinaria e generosa (sul generoso, tornerò nelle righe seguenti) ma anche gli altri artisti, che li hanno preceduti sul palco, hanno regalato momenti di musica di alto livello. 
Candidamente confesso che, preso nel turbine dei giorni scorsi, non mi ero assolutamente informato nei dettagli e non sapevo quali altri musicisti si sarebbero esibiti oltre ai TARM. Per questo la soddisfazione è stata doppia.

Il primo a salire sul palco è stato Roberto Angelini, nome per me del tutto nuovo. Un set di una mezz'ora o poco più (cinque pezzi in tutto credo): energico, dai toni blues, intenso e poetico. Una voce interessante e una padronanza della chitarra che colpiscono. Il tutto arricchito dalla proiezione di illustrazioni, foto, animazioni che hanno reso la sua esibizione davvero intrigante. Come dicono gli amerigani "it's not my piece of cake" però il buon Angelini ha colto nel segno.
Angelini e le sue canzoni
Dopo uno stacco di una mezz'ora per dare modo al pubblico di spostarsi per assistere ad un altro set in un'altra location (ma io sono restato al mio posto in prima fila!), è toccato ad Hugo Race. E questo è un nome che conosco! Per cui...
Il buon Hugo (che mostra anche di conoscere un po' la lingua di Dante... voci dicono che abbia vissuto un periodo in Sicilia... sarà) parte subito con una versione roca, abrasiva e fulminante di In the Pines, brano che i più ricorderanno nella versione dei Nirvana. Poi tira via come un treno, in compagnia del fido, ottimo chitarrista e di un vigoroso e puntuale batterista, con qualche altro pezzo, rumoroso ed energizzante il giusto. Alla fine, finisce e... se ne vorrebbe di più! Alla prossima, magari!
Hugo sa il fatto suo!
Altro stacco ed è la volta dei TARM: Davide Toffolo ai disegni e gli altri Allegri alle sonorizzazioni. La voce del Poeta: Pier Paolo Pasolini. Uno spettacolo emozionante, denso che parla al cuore e alla testa. La magia del disegno dal vivo, la pagina bianca che si anima, proto-animazione, parole, suoni, emozioni. E il pubblico che segue attento, rapito. Empatico.
Applausi. Applausi. Applausi... (io sono un allegro ragazzo morto... felice!)
 
TARM in azione
Forse sarebbe stato opportuno chiudere così, non rompendo la coesione della performance. Ma la generosità di Toffolo, a cui accennavo sopra, ha colpito nel segno. "Sono stato zitto a disegnare tutta l'ora e sentendo anche gli altri mi è venuta voglia di cantare. Volete sentire qualche canzone?" Così i TARM regalano una manciata di track (impreviste?) ad un pubblico partecipe ed entusiasta (e che forse non aspettava altro) tra cui Occhi bassi e Codalunga. Grazie TARM! Altri applausi! :)

Per info e dettagli su Pasolini, l'incontro leggere anche qui.

*** Miscellanea ***
1. Non credo che ascolterò Grace di Jeff Buckley per almeno un decennio. Chi era presente allo spettacolo capirà. Acc!
2. Gaffe. Finito lo spettacolo, mi avvicino al chitarrista di Hugo Race, seduto in platea: "Congratulations for the great show!" E lui: "sono italiano" Ha ha haaa! :)
3. La mia macchinina fotografia è morta poco dopo l'entrata in scena dei TARM. Sob.... sob... sob...
4. E... ho riempito le pause esaurendo tutto il francese che conosco. Chapeau!

venerdì 10 giugno 2011

sound sculpture

E' tornato. L'amato Amon.

Perturbazioni sonore nella notte.
Suoni come sorprese, impasti di note, vagabonde.

ISAM.

Sveglio sogno. Un mondo diverso. Vibrante.

Una vitale visione. Di rumorosi colori.
Nel sogno lo so.

Non dormo.
Sogno farfalle. Meccaniche.

giovedì 9 giugno 2011

l'importanza delle parole

sopra "100 words" di st3to
Ieri (sì era ieri) facendo zapping mi sono imbattuto in un frammento del video dell'ultima lezione tenuta da Randy Pausch, una persona che non si può definire altrimenti se non col termine (di certo imperfetto, ma è quello che mi viene più spontaneo e diretto), "incredibile". 
Ma anche "umana", incredibilmente "umana". Cercate in Rete tutte le info che trovare su di lui, un post su un blog non basta. Non può bastare.

Conoscevo già la vicenda di Pausch ma ri-incontralo è stato davvero "intenso". Così all'improvviso. 
Aveva un'incredibile voglia di vivere e di comunicare. Con le parole. Per lasciare un messaggio. 
Parole e fatti. Per crescere e diventare migliori. 

Mi sono commosso, non lo nascondo.

(A volte vorrei sentire delle parole, ma non posso. 
A volte vorrei poterle dire, ma (forse) non posso. 
Cercare di migliorare. Migliorarsi.)

Randy (posso chiamarlo/ti Randy?) ha detto tante cose, in quella lezione, importanti e sempre sul filo dell'ironia, lui che per alcuni avrebbe dovuto aver poco da ridere considerando la sfida con la malattia, incombente e terribile.
Nella mia mente ne ho segnate tre:
Sto per morire e mi sto divertendo. E continuerò a divertirmi ogni giorno che ancora mi resta da vivere. Perché non c’è un altro modo per farlo.

Quando sbagli chiedi scusa! Una buona scusa è formata da tre parti: "Mi dispiace"; "Era colpa mia", "Cosa posso fare per rimediare"? La maggior parte della gente salta la terza parte; è da questo che puoi capire chi è sincero. 

Impara ad aspettare tutto il tempo che serve e la gente ti sorprenderà davvero: quando si è davvero stufi marci o arrabbiati con qualcuno, significa solo che non si è concesso loro abbastanza tempo, dategliene e vedrete che quasi sempre vi stupiranno.

Parole che indicano una via.
Parole. E fatti.

Grazie Randy. 
Continuerò a frequentarti.
Grazie per le tue parole.Davvero.

martedì 7 giugno 2011

Ashes 2 Ashes

I never done good things
I never done bad things
I never did anything out of the blue



sabato 4 giugno 2011

what's ART?

Ah la circolarità, le strane sincronicità della vita. 
L'altro giorno in occasione della festa della Repubblica ero in giro quando sono stato avvicinato da uno dei "personaggi" cittadini: un barbuto signore che bonariamente ti aggredisce di parole in equilibrio, alcune incomprensibili, e poi chiede un'offerta per uno dei suoi "libretti", in fotocopia, di poesie da lui medesimo scritte. Stando al gioco ho cercato un dialogo impossibile: "Ma tu ti ritieni più dadaista o futurista?" E lui: "Io non faccio mica della merda come quello, sono post dadaista, posto che si possa un elefante stare dentro una vasca..." O qualcosa del genere. Mica capivo tutto, no? Altre chiacchiere semi-improbabili son seguite. Offerta fatta e pagine poetiche acquisite, andando via lui ha chiosato con fulminante lucidità: "Meglio la poesia del manicomio. Meglio la poesia del manicomio, no?" E a me è venuta in mente la grandiosa Alda Merini.

E dicevo... le sincronicità della vita. E oggi mi imbatto in questa notizia

E rido pensando a quell'acrobata della parola incontrato nella notte. 
E le parole dell'acuto Bort ritornano: "ma non prendiamoci per il culo!!!" 
Aggiungo risata a risata. :)

Wha's Art, dude?