Prima che l'anno finisca ecco l'occasione per pubblicare il breve testo che scrissi nel 2004 per il libro, ormai esaurito, Jack Kirby: Tributo al Re, edito da Pegasus in collaborazione con Comicus.it. Al libro contribuii anche con una "consulenza editoriale" concretizzatasi in diversi omaggi illustrati da autori stranieri e come editor della copertina e della quarta. Per la copertina riuscii a "convincere" l'inglese Alan Davis a concederci l'uso di una illustrazione kirbyana, chinata da Mark Farmer, originariamente pubblicata in bianco e nero sulla rivista della UKCAC nel 1994. I colori per l'edizione italiana furono realizzati dall'ottimo Lorenzo Ruggiero. La quarta fu invece firmata dal maestro del 3D Franco Brambilla. In apertura di post la cover.
E mi viene in mente che invece il titolo più calzante sarebbe Kirby il Creatore.
Che irrefrenabile potenza della fantasia. Che fucina inesauribile di personaggi.
Meraviglie come Fantastici Quattro, Dr. Destino, X-Men, Thor, Hulk, Capitan America, Silver Surfer, Galactus, Inumani, i Vendicatori e poi, per la diretta concorrenza, Mister Miracle, Kamandi, Orion, Darkseid, Big Barda, Metron, il Quarto Mondo... E ancora centinaia di altri eroi di carta che, ad elencarli tutti, ci vorrebbe ben più che qualche pagina.
Senza entrare nell’intricato ginepraio della vera paternità del Marvel Universe tra Kirby e Stan “il sorridente” Lee, è fuor di dubbio che il meraviglioso duo abbia costruito negli anni ’60 un pezzo importante non solo della storia dei comics ma anche del moderno immaginario collettivo.
Un autore Kirby dall’abilità strabiliante nel disegno, forgiata da una carriera iniziata, negli anni ’30, come intercalatore nella produzione dei cartoni animati per i Max Fleischer Studio. E poi fumetti rosa, western, monster comics (come dimenticare personaggi dal nome impronunciabile come Rommbu, Fin Fang Foom, Googam?).
La leggenda narra che Kirby potesse iniziare una tavola da un qualsiasi punto, magari partendo da un piede, e realizzare un personaggio perfettamente equilibrato. Come se l’intera scena e la sua composizione fossero già del tutto formati nella sua mente, senza necessità alcuna di ripensamenti, e che l’atto del disegno fosse solo un’appendice, un’azione necessaria per dare visibilità ai suoi pensieri.
Una produzione smisurata e di una qualità media da mozzare il fiato come ben testimoniano le pagine in grande formato del meritorio Jack Kirby Collector.
Kirby ha impartito una lezione stilistica che ha attraversato gli anni e le generazioni.
Pur non lasciando un vero e proprio erede, il suo influsso è infatti evidente in modo diretto in molti autori, penso in ordine sparso a Steve Rude, Walter Simonson, Mike Allred, Bruce Timm, Darwyn Cooke, Rob Liefeld, José Ladronn, Barry Windsor Smith, Rick Veitch, solo per fare qualche nome. Ma l’impronta di Kirby, spesso pionieristica, è tangibile in molte soluzioni grafiche dei comics supereroistici moderni: i cosiddetti kirby dots (le crepitanti macchie d’inchiostro ad indicare un’esplosione, l’imminente attivazione di un potere, un raggio d’energia), molte impostate pose degli eroi, inquadrature e arditezze grafiche.
Arditezze grafiche? Andate a rivedervi l’adattamento che Kirby fece di 2001 Odissea nello spazio. Solo un Maestro delle immagini poteva tenere testa e rilanciare sull’enigmatico capolavoro di Kubrick.
È davvero difficile rendere giustizia in poche righe ad un autore della magnitudo di Kirby.
Credo che l’omaggio perfetto sia stato fatto da una altro grande, Alan Moore, in un albo di Supreme (Vol. 2 N. 6) non a caso intitolato New Jack City! In copertina lo stesso Kirby incombe sul simil-Superman ideato da Liefeld, e l’episodio è un’unica, sentita celebrazione delle creazioni di Kirby celate, ma ben identificabili, dietro riuscitissime rielaborazioni opera di un ispirato Rick Veitch.
Ad un perplesso Supreme, incapace di spiegare l’improvvisa apparizione di una città in una remota valle dell’Himalaya popolata di personaggi e ricca di realtà distinte ben al di là della sua presumibile dimensione fisica, Davey Krikkit, un personaggio dalle fattezze di grillo parlante, ribatte semplicemente: “Oh, questo è, cri, il Reggente. Crea un intero, cri, universo prima di colazione come se niente fosse!”.
Non troverei parole migliori.
A 10 anni dalla scomparsa del Re, mi piace immaginarlo così: lassù a creare ancora, senza bisogno di matita, inchiostro e sudore ma dando forma immediata alla sua fantasia in un tripudio di kirby dots.
Long life to the King!
smoky man
Luglio 2004
*****
Penso a Kirby. Al Re dei comics.E mi viene in mente che invece il titolo più calzante sarebbe Kirby il Creatore.
Che irrefrenabile potenza della fantasia. Che fucina inesauribile di personaggi.
Meraviglie come Fantastici Quattro, Dr. Destino, X-Men, Thor, Hulk, Capitan America, Silver Surfer, Galactus, Inumani, i Vendicatori e poi, per la diretta concorrenza, Mister Miracle, Kamandi, Orion, Darkseid, Big Barda, Metron, il Quarto Mondo... E ancora centinaia di altri eroi di carta che, ad elencarli tutti, ci vorrebbe ben più che qualche pagina.
Senza entrare nell’intricato ginepraio della vera paternità del Marvel Universe tra Kirby e Stan “il sorridente” Lee, è fuor di dubbio che il meraviglioso duo abbia costruito negli anni ’60 un pezzo importante non solo della storia dei comics ma anche del moderno immaginario collettivo.
Un autore Kirby dall’abilità strabiliante nel disegno, forgiata da una carriera iniziata, negli anni ’30, come intercalatore nella produzione dei cartoni animati per i Max Fleischer Studio. E poi fumetti rosa, western, monster comics (come dimenticare personaggi dal nome impronunciabile come Rommbu, Fin Fang Foom, Googam?).
La leggenda narra che Kirby potesse iniziare una tavola da un qualsiasi punto, magari partendo da un piede, e realizzare un personaggio perfettamente equilibrato. Come se l’intera scena e la sua composizione fossero già del tutto formati nella sua mente, senza necessità alcuna di ripensamenti, e che l’atto del disegno fosse solo un’appendice, un’azione necessaria per dare visibilità ai suoi pensieri.
Una produzione smisurata e di una qualità media da mozzare il fiato come ben testimoniano le pagine in grande formato del meritorio Jack Kirby Collector.
Kirby ha impartito una lezione stilistica che ha attraversato gli anni e le generazioni.
Pur non lasciando un vero e proprio erede, il suo influsso è infatti evidente in modo diretto in molti autori, penso in ordine sparso a Steve Rude, Walter Simonson, Mike Allred, Bruce Timm, Darwyn Cooke, Rob Liefeld, José Ladronn, Barry Windsor Smith, Rick Veitch, solo per fare qualche nome. Ma l’impronta di Kirby, spesso pionieristica, è tangibile in molte soluzioni grafiche dei comics supereroistici moderni: i cosiddetti kirby dots (le crepitanti macchie d’inchiostro ad indicare un’esplosione, l’imminente attivazione di un potere, un raggio d’energia), molte impostate pose degli eroi, inquadrature e arditezze grafiche.
Arditezze grafiche? Andate a rivedervi l’adattamento che Kirby fece di 2001 Odissea nello spazio. Solo un Maestro delle immagini poteva tenere testa e rilanciare sull’enigmatico capolavoro di Kubrick.
È davvero difficile rendere giustizia in poche righe ad un autore della magnitudo di Kirby.
Credo che l’omaggio perfetto sia stato fatto da una altro grande, Alan Moore, in un albo di Supreme (Vol. 2 N. 6) non a caso intitolato New Jack City! In copertina lo stesso Kirby incombe sul simil-Superman ideato da Liefeld, e l’episodio è un’unica, sentita celebrazione delle creazioni di Kirby celate, ma ben identificabili, dietro riuscitissime rielaborazioni opera di un ispirato Rick Veitch.
Ad un perplesso Supreme, incapace di spiegare l’improvvisa apparizione di una città in una remota valle dell’Himalaya popolata di personaggi e ricca di realtà distinte ben al di là della sua presumibile dimensione fisica, Davey Krikkit, un personaggio dalle fattezze di grillo parlante, ribatte semplicemente: “Oh, questo è, cri, il Reggente. Crea un intero, cri, universo prima di colazione come se niente fosse!”.
Non troverei parole migliori.
A 10 anni dalla scomparsa del Re, mi piace immaginarlo così: lassù a creare ancora, senza bisogno di matita, inchiostro e sudore ma dando forma immediata alla sua fantasia in un tripudio di kirby dots.
Long life to the King!
smoky man
Luglio 2004
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