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venerdì 22 gennaio 2016

opinioni sul fare fumetti... [13]

1953: Ragazzini leggono Mighty Mouse, il primo comic book in 3D.
Mentre incombe l'annuale edizione del Festival di Angoulême (28-31 Gennaio) e le varie polemiche legate al Grand Prix non si placano, mi sono "permesso" di tradurre due interventi apparsi lo scorso anno scritti da due autori - per par condicio, un uomo (NOAH VAN SCIVER) e una donna (COLLEEN DORAN) - su temi (direi) di rilievo quali "come vivere facendo fumetti" e "cosa spinge a fare fumetti e/o cosa serve per farli".
In alcuni passaggi i due articoli sembrano in contrasto e presentano punti di vista diversi (in effetti è possibile che la Doran faccia proprio riferimento al post di Van Sciver ma non ne sono sicuro e non credo che, in ogni caso, sarebbe rilevante) ma comunque restano una lettura interessante e... formativa. Enjoy!
Noah Van Sciver.
Noah Van Sciver è uno dei più importanti autori dell'attuale scena indipendente americana. Di recente Coconino ha pubblicato il suo graphic novel Saint Cole. L'articolo che segue è stato pubblicato da Van Sciver, sul suo blog, il 27 Ottobre 2015.

Non c'è una scorciatoia.
di Noah Van Sciver

Ogni tanto mi scrive qualcuno per sapere come fare ad entrare nell’ “industria” dei comics. Mi mandano un link al loro webcomic oppure delle jpeg di loro lavori e mi chiedono dei consigli.
Ammetto che il mio primo pensiero è che abbiano visto i miei fumetti, pensino che facciano schifo e assumano che debba conoscere chissà quale segreto.
A volte non rispondo perché alla luce della mia esperienza molte persone in cerca di un “consiglio” non voglio sentirsi dire altro se non “ragazzo, non hai bisogno di consigli! Ma dov'eri? Sei incredibile e già il migliore! Lascia che ti dia qualche indirizzo email di contatti top secret!”

Non sapevo assolutamente quello che stavo facendo quando ho iniziato a pubblicare i miei fumetti. Semplicemente leggevo fumetti e... disegnavo fumetti. Ho disegnato un sacco di fumetti. Ma davvero un fottio di fumetti. Ad essere onesti, in 11 anni di lotte e trionfi ho capito alcune cose ed ecco i miei consigli:

1. DISEGNA FUMETTI

Dici di voler diventare un disegnatore di fumetti. Guardati! Quanto tempo passi a disegnare? Hai dei quaderni per schizzi che riempi? Sii onesto con te stesso: ti piace davvero disegnare? È qualcosa che faresti anche se dovessi abbandonare il sogno di diventare un ricco fumettista professionista?
Per mia esperienza un sacco di gente passa anni a disegnare splash page e mute scene d’azione con protagonisti uomini forzuti che combattono tra loro, oppure draghi o roba simile. Forse hanno qualche pagina di studi di personaggi che sono semplicemente la loro versione di quelli della  Marvel o della DC. Impiegano anni a riempire un portfolio per riuscire a portalo in giro per le convention e importunare così editor e disegnatori.
Nessuno di loro è sincero con se stesso riguardo le proprie capacità. Forse sei bravo a disegnare. Ma quando impieghi a disegnare le canoniche 24 pagine? Per te è una cosa estremamente difficile da fare? Se disegnare 24 pagine di una storia è troppo difficile allora non hai quello che serve. Per l'amor di Dio pensaci: se disegnare è così difficile e ti richiede così tanto tempo per quale cazzo di motivo allora pensi di voler diventare un disegnatore di fumetti professionista? Che cosa hai in testa? Se ti dessero una possibilità non sapresti cosa fartene, vero?

2. SCRIVI FUMETTI
Impara a raccontare una storia. Può essere molto difficile ma è davvero la polpa di ogni fumetto. Sono le proteine. Ci sono un sacco di fumetti senza sostanza nel mondo. Pieni di… nulla. Sii uno scrittore e comunica qualcosa attraverso i tuoi fumetti. Dopo un po’ di tempo diventerai bravo nel farlo e la gente si ricorderà di te. Il tuo lavoro verrà stimato e la gente si sentirà soddisfatta leggendo una tua opera. Questo è il tipo di fumettista a cui ambire.
Ma ricorda: probabilmente per parecchio tempo i tuoi fumetti faranno schifo. Ci vuole tempo per costruirsi un’identità artistica e trovare la propria voce. E trovare la propria voce non è qualcosa che puoi fare… andando a cercarla. Probabilmente non ti renderai neppure conto quando lo starai facendo! È una roba da pazzi. Occorre solo fare un sacco di fumetti di cui poi ti vergognerai. Ma in questo non c’è nulla di sbagliato. Perché dovrebbe importartene? Dopotutto sei convinto di voler diventare un fumettista, vero? Si tratta di un impegno a lungo termine. Disegnerai fumetti fino a quando non morirai! Sei davvero convinto di questo, no?

3. FATTI VEDERE
Tieniti pronto a viaggiare, amico. Tieniti pronto ad avere un banchetto a ogni convention o festival indipendente a cui puoi partecipare. Sii preparato a rimetterci dei soldi. Tieniti pronto a fare umilianti sessioni di firma in fumetterie in cui si farà viva una sola persona che ti starnutirà addosso. Se vuoi diventare parte di quest’ambiente, semplicemente partecipa. Inserisciti nel giro. Porta con te i fumetti che hai auto-prodotto e vendili. Incontra chiunque stia facendo quello che tu vorresti fare. Non startene a casa a disegnare pensando che a qualcuno importi quello che fai. Devi essere lì, dietro quel banchetto, a stringere mani e poi a prenderti il raffreddore e l’influenza come tutti noi.
Non c’è una scorciatoia.

4. FAI CIRCOLARE I TUOI LAVORI
Fai autoproduzione e spedisci i tuoi fumetti per essere recensiti ai blog. Vai alle convention e dai i tuoi fumetti agli autori che ammiri. Dai i tuoi fumetti agli editor.
Proponi i tuoi fumetti per antologie, postali su Facebook, Tumblr e in tutti i vari social che ormai spuntano come funghi. FALLO! Diffondi i tuoi lavori più che puoi.

5. TROVATI UN IDOLO
Ovviamente il mio idolo è sempre stato Robert Crumb. Ho iniziato a stampare i miei fumetti quando lavoravo in un negozio di bagel. Ero un solitario. Avevo abbandonato il college e non avevo alcuna prospettiva. Ma volle il fato che mi imbattessi nel film Crumb dopo aver praticamente noleggiato ogni cosa disponibile dal locale Blockbuster. E visto il film non l'ho mai più restituito.
Al lavoro ho iniziato a sognare ad occhi aperti di diventare un fumettista underground. Ho letto tutto quello che trovavo di e su Crumb. Mi ha dato la carica. Mi ha influenzato profondamente e mi ha dato una educazione artistica completamente nuova. Grazie a Crumb ho scoperto Kurtzman, Jack Davis, Will Elder e le pubblicazioni della Fantagraphics. Grazie ai libri Fantagraphics ho scoperto il mondo del Fumetto alternativo! È stato l'inizio di qualcosa di fondamentale per la mia vita. Adoravo l'idea di vendere alla gente i miei fumetti per strada, come aveva fatto Crumb, e riuscire a pubblicare sulle riviste underground (o sulle fanzine, come le chiamavamo ai miei tempi).
L’influenza di Crumb mi ha davvero fatto da guida come artista. All’inizio fotocopiavo i miei albetti, li piegavo, pinzavo e andavo nella 13th avenue a Denver (una lunga strada piena di negozi) e li lasciavo sui davanzali delle vetrine affianco ai flyer pubblicitari delle band. Il mio unico scopo, al tempo, era quello di farmi conoscere in ogni modo, non importava come. Mi ricordo ancora la prima email che ho ricevuto su uno dei miei fumetti. Un ragazzo mi scriveva per dirmi che aveva trovato uno dei miei albi inzuppato fradicio - una mattina dopo un temporale -  attaccato al porticato di casa. La cosa mi rese felicissimo.
Credo che avere un idolo, come ho fatto io, possa aiutare ad andare avanti. Pensi “voglio diventare come lui. Come ci è riuscito?” e, se tutto va bene, questo ti darà una spinta che non si esaurirà.

6. LA DURA VERITÀ
È stato già detto milioni di volte da ogni autore, me incluso. Ma lo dirò di nuovo.
Questa non è una carriera. John Porcellino una volta mi disse che ogni autore di fumetti “professionista” ha un segreto di qualche tipo. Ad esempio i nonni sono morti e hanno lasciato loro un’eredità, oppure il partner ha un ottimo lavoro e li sostiene.
Il Fumetto è un piccola, piccola forma d’Arte rivolta a un pubblico davvero ridotto.
Dici che vuoi campare facendo solo fumetti? Scordatelo.
Nonostante questo vuoi ancora fare fumetti? Lo farai?
Congratulazioni! Sei un vero fumettista! Benvenuto!

[L'articolo originale, in Inglese, può essere letto qui]
Colleen Doran.
Colleen Doran, autrice da noi nota soprattutto per i disegni di alcuni episodi di Sandman e le collaborazioni con Warren Ellis (nonché per la autobiografia di Stan Lee di prossima pubblicazione in Italia) scriveva, l'8 Novembre 2015, quando segue:

SI PUÒ VIVERE FACENDO FUMETTI?
di Colleen Doran

Ho letto un pezzo in cui si affermava che nessuno riesce a vivere facendo fumetti e che la maggior parte delle persone fanno un altro lavoro oppure hanno un coniuge o altre risorse finanziare a sostenerli. E ho pensato, beh sai che ti dico, probabilmente è vero ma lo stesso discorso vale per qualsiasi altra attività artistica, no?

Neppure la maggior parte dei musicisti & attori lavorano continuativamente nel loro ambito artistico. È difficile vivere d’Arte. Personalmente ci sono riuscita e va abbastanza bene ma si sta sempre sulle montagne russe.

Se uno dice che è un anno difficile, la gente gongola. Se dici che è un buon anno, la gente si lamenta che te la stai tirando. Sembra che le persone dell’ambiente del Fumetto abbiano soltanto due tipi di atteggiamenti: schadenfreude e invidia.

Nelle annate buone ci si prepara per quelle cattive. In quelle cattive si spera che la ruota giri e che arrivino quelle buone. Negli anni buoni si saldano i debiti contratti in quelli cattivi. E così si va avanti.

Attualmente i miei compensi sono abbastanza alti: ammettiamo che questo spinga alcuni a odiarmi ma ci saranno altri per cui questa notizia sarà una fonte di speranza.

È possibile vivere facendo Fumetti. E vivere bene. Se si ha da offrire qualcosa che la gente desidera comprare.

Qualcuno starà digrignando i denti per la rabbia nel sapere che per me non è stato un brutto anno, perché ognuno ha la propria lista di artisti non meritevoli d’avere successo. È una cosa davvero triste perché è il pubblico pagante che fa quella scelta, non loro.

E sebbene sia vero che raramente un autore di fumetti è in grado di vivere di questo mestiere, dal 1986 ad oggi, ho avuto soltanto un anno in cui non sia riuscita a farlo.

Ci sono molte persone che affermano che un autore, un artista che non riesce a sostenersi con le proprie opere non è un vero artista. Ma nessuno dice che non sei un “vero” cassiere di banca se il tuo partner ti aiuta ad andare avanti, no?

Ridurre la questione artista-guadagno ad un binario “bianco o nero” è deleterio. Se i tuoi lavori non ti stanno rendendo ricco sfondato la gente penserà che fanno schifo. Se i tuoi lavori ti stanno rendendo ricco sfondato allora devi essere un venduto. E se non sei ricco, dovresti abbandonare l'ambito artistico e trovarti un vero lavoro.

Le persone diventano molto permalose quando si parla del loro status e valore nell'ambiente del Fumetto; furiose quando non vengono considerate dei professionisti se non hanno pubblicazioni o reddito a supporto di questa loro rivendicazione; si irritano quando non ottengono spazi alle convention o non viene chiesto loro di intervenire agli incontri col pubblico; diventano livide quando non vengono invitate ai party, alle cene per poter frequentare gli autori di prima fascia.

Nessuno dice che tu non sia un autore quando non ti invitano a parlare ad un incontro. Semplicemente non sei stato invitato a parlare ad un incontro.

Non importa quello che fai o quanti soldi riesci a fare con la tua Arte, ci sarà sempre qualcuno a cui “non andrà bene”. Per cui fai Arte comunque.

È possibile vivere facendo fumetti. Non è molto probabile ma nel caso non ci riuscissi questo non fa di te un cattivo fumettista. Per cui... fai fumetti.

Il trucco, se non riesci a vivere facendo soltanto fumetti, è riuscire a trovare un modo per finanziare i tuoi lavori.

Non essere un artista professionista a tempo pieno non significa che non sei un artista. Non significa che non sei in gamba. Puoi essere un ottimo "dilettante". Puoi essere un ottimo semi-professionista.

Continua a fare Arte perché è quello che vuoi fare. E se arrivano i soldi, ottimo. Perché vivere bene (e io ci sono riuscita) facendo quello che si ama è davvero meraviglioso.

E ti auguro che succeda anche a te.

Buona fortuna.
[L'articolo originale, in Inglese, può essere letto qui]

giovedì 7 gennaio 2016

Alan Moore presenta Jerusalem!

Foto di Mitch Jenkins.
Qualche giorno fa sul sito di Gosh! è apparso il blurb, una breve sinossi, scritto da Alan Moore per presentare il suo secondo, attesissimo romanzo intitolato Jerusalem.  
L'uscita del volume - di cui Moore realizzerà anche l'illustrazione di copertina - è attesa per Settembre mentre in Italia il tomo è stato annunciato, tempo fa, da Rizzoli Lizard
Segnalo inoltre che Moore parla a lungo di Jerusalem in quest'intervista, tradotta e proposta nel 2012 su questo stesso blog.

Il testo di "presentazione" di Moore è come al solito caratterizzato da una prosa iper-densa ed evocativa. Nel seguito "azzardo" una traduzione (un grazie all'amico Antonio Solinas per il prezioso supporto), col solo scopo di promuovere l'opera nell'attesa di potermi immergere, quanto prima, in un libro che promette d'essere davvero epocale: enjoy!

Testo originale © Alan Moore
Traduzione italiana: smoky man
Supervisione italiana: Antonio Solinas

Nel mezzo miglio quadrato di decadenza e demolizione che fu la capitale Sassone d'Inghilterra, l'eternità sta bighellonando tra i palazzoni, trappole in caso d'incendio. Incastonato nella sudicia ambra della narrazione del quartiere tra i suoi santi, re, prostitute e derelitti, un genere diverso di tempo si sta manifestando, una sudicia simultaneità che non fa differenze tra le pozzanghere color benzina e i sogni spezzati di chi si fa strada tra di esse. Demoni, menzionati l'ultima volta nel Libro di Tobia, aspettano in trombe delle scale che puzzando d'orina, gli spettri delinquenziali di bambini sfortunati erodono le fondamenta del secolo scavando tunnel, e nei salotti di sopra operai col sangue d'oro riducono il fato a un torneo di biliardo.

Viottoli scomparsi dispiegano la loro voce, composta da parole perdute e un dialetto dimenticato, per raccontare leggende spezzate e resoconti di incredibili genealogie, storie familiari di disonore, follia e meraviglia. C'è una conversazione nell'esterrefatta cupola della cattedrale di San Paolo, un parto sul selciato di Lambeth Walk, una coppia separata seduta per tutta la notte sui freddi gradini della facciata di una chiesa gotica, e un neonato che si sta strozzando a causa di una pastiglia per la tosse per undici capitoli. Una mostra è in via d’allestimento e, in cima al mondo, un vecchio nudo e un bellissimo bambino morto si sfidano correndo lungo gli Attici del Respiro verso la morte termica dell'universo.

Un'opulenta mitologia per coloro senza un soldo bucato, lungo le strade e le pagine labirintiche di Gerusalemme camminano fantasmi che cantano di ricchezza e povertà; d'Africa, d'inni e del nostro logoro millennio. Discutono dell'Inglese come lingua visionaria, da John Bunyan a James Joyce; parlano per ore dell'illusione della mortalità post-Einstein e insistono che il peggior slum è la sacra città eterna di Blake. Impetuosa nel suo immaginario e stupefacente per portata, questa è la storia di ogni cosa, raccontata da bassifondi scomparsi.
[Alan Moore]

Il testo originale  © Alan Moore può essere letto qui.