lunedì 26 ottobre 2015

recensioni in 4 parole [35]

Tanti ingredienti. Forse troppi.
Biliardino
Prima regola: non rullare.
Quaderni giapponesi
Illuminante zibaldone di vite.
Little Nemo: Return to Slumberland Vol. 1
Si ricade nel Sogno.
*********
Abbiamo detto 4 parole su:
Morgan Lost N.1- L'uomo dell'ultima notte
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Michele Rubini
Copertina: Fabrizio De Tommaso
Editore: Sergio Bonelli Editore;
Formato: brossurato, 98 pagine, colore
Prezzo: € 3,50
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI e QUI

Biliardino
Storia e disegni: Alessio Spataro
Editore: Bao Publishing
Formato: brossurato, 296 pagine, colore
Prezzo: €21
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI

Quaderni giapponesi
Storia e disegni: Igort
Editore: Coconino Press
Formato: brossurato, 184 pagine, colore
Prezzo: €19
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI

Little Nemo: Return to Slumberland Vol. 1 (in Inglese)
di Eric Shanower (testi), Gabriel Rodriguez (disegni), Nelson Daniel (colori)
Editore: IDW
Formato: brossurato, 88 pagine, colore
Prezzo: $9,99
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI

martedì 20 ottobre 2015

Chris Riddell, ovvero la Fantasia al potere!

Chris Riddell a Tuttestorie 2015. Foto di Paciolus.
Tuttestorie – Festival di Letteratura per ragazzi, da poco conclusosi a Cagliari (dal 7 al 13 ottobre), ha festeggiato con grande successo la decima edizione. Il tema di quest’anno era Extra, con la ”X” del titolo a richiamare la ricorrenza.

Per chi non lo sapesse, Tuttestorie è un evento di eccellente qualità nel panorama Italiano (e non solo) con un programma densissimo e ricco di ospiti nazionali e internazionali, curato e organizzato con competenza, passione ed estrema attenzione per il pubblico - grandi & piccini - e per gli artisti: un appuntamento che è un autentico fiore all’occhiello per il capoluogo sardo.
Quest’anno, visionando la corposa lista di nomi e appuntamenti, mi ero segnato in rosso un nome che non potevo assolutamente farmi sfuggire tra la folla di bimbi, genitori, ”normali” visitatori e addetti ai lavori: CHRIS RIDDELL.
Per chi non lo conoscesse, Riddell è uno dei più noti autori e illustratori di libri per ragazzi (nonché apprezzato vignettista politico) conosciuto in Italia per le serie di Ottoline e Agata De Gotici (editi da Il Castoro) e per le sue collaborazioni con Neil Gaiman (L’esilarante mistero del papà scomparso e il recente La regina del bosco). Di recente ha ricevuto la nomina di Waterstones Children’s Laureate, il più importante riconoscimento inglese attribuito agli autori di libri per ragazzi

Qualche anno fa, nel 2013, in occasione dell’International Book Festival di Edimburgo mi feci autografare da Neil Gaiman la versione di Coraline del decennale, magistralmente illustrata, per l'appunto, da Riddell. Quale miglior occasione per “recuperare” anche il suo autografo e "completare" così le firme sul libro?

Per essere del tutto onesto, confesso d’aver scoperto Riddell da relativamente pochi anni (se paragonati alla carriera del Nostro) ma di essermi subito innamorato del suo segno e della sua capacità di conciliare versatilità e prolificità con una qualità media nel disegno straordinariamente elevata.
Ma torniamo a Tuttestorie. Incontro per caso Riddell, sabato 10, dopo che venerdì il Festival era stato sospeso per allerta meteo (poi fortunatamente rientrata). Entrambi ci ripariamo all'ingresso da una pioggia lieve seppur insistente. Io lo riconosco e attacco il discorso con un “certo che il tempo è proprio inglese...”. Lui replica: “Dicevano che qui c'era sempre il sole...” Io: “Secondo me è colpa tua...” Risate. (L'inglese con il suo uso dello “you” azzera le distanze.)
Previdente mi ero portato dietro una copia, in lingua inglese, del “mio” libro Alan Moore: Portrait of an Extraordinary Gentleman. L'intento, o per meglio dire la speranza, era di incontrare Riddell e fargliene dono.
“Sai che abbiamo, ehm, un amico in comune?”, continuo. “E chi sarebbe?” Io: “Amico è un parolone... ma diciamo, un punto di contatto... Neil Gaiman.” “Ah, davvero?”
Tiro fuori il libro, pubblicato nel lontano 2003, mi presento, illustro in due parole la natura del volume, e volo alla pagina della poesia che Gaiman scrisse in onore di Moore per il suo cinquantesimo compleanno (potete leggerla qui). Riddell, guarda, contento: non sapeva dell'esistenza del tomo.
“Magari domani ci vediamo per la presentazione e riuscirai a farmi uno skecth.”, la butto lì.
“Sketch, quale sketch??? Io non disegno mai!” E ridendo mette mano al taschino interno della giacca e tira fuori una manciata di cartoncini e me ne regala (!) uno.
Colpito e affondato, sentitamente ringrazio e sotto la pioggerellina mi avvio.
L'11 mattina noto che su Instagram il buon Riddell ha postato niente di meno che... una splendida versione illustrata della poesia di Gaiman! Al buon Chris deve essergli davvero piaciuta!
Potete vedere il tutto qui (in inglese): Titolo - Pag.1  - Pag.2 - Pag.3  - Pag.4 - Pag.5 - Pag.6 - Pag.7 - Pag.8 - Pag. 9. Enjoy!
Da uno degli sketchbook di Chris Riddell. Per gentile concessione dell'autore.
Nel pomeriggio sono nelle prime file della sala che ospita l'incontro con Riddell, stracolma di persone di ogni età anche se bambini e ragazzini paiono, giustamente, in maggioranza.
Supportato da una valida traduttrice e da Ilaria Tontardini - una delle colonne dell'associazione Hamelin, che poi condurrà una sorta di mini-intervista - Riddell inizia a raccontarsi con tono lieve e divertito, usando inizialmente come supporto delle slide per poi passare al disegno in diretta. I bambini presenti seguono attenti e ridono, ma non solo loro. Riddell è infatti un ottimo conversatore, abituato a incontri di questo tipo, e tiene la scena con verve, divertendo tutti i presenti: dopotutto alle sue parole affianca... la forza "in presa diretta" del disegno!
Racconta della propria infanzia, figlio di un pastore anglicano, e di come ai lunghi e noiosi sermoni del padre preferisse di gran lunga disegnare, su incitamento della madre, immaginando duelli tra cavalieri e castelli in fiamme.

Tra i libri che ama e che hanno segnato il suo immaginario cita (disegnando) tre titoli: Lo Hobbit di Tolkien, Il leone, la strega e l'armadio di C. S. Lewis e Don Chisciotte di Cervantes.
A questi aggiunge Moby Dick, consigliando di leggerlo e rileggerlo "magari quando si è un po' più grandi."
Riddell ha poi rivelato di come sparisca dal mondo semplicemente uscendo di casa, percorrendo un piccolo sentiero e arrivando nel suo studio, dove dal suo tavolo da disegno materializza le sue fantasie e le sue storie, spesso dimenticandosi del mondo esterno.
Sorridendo ammette: "Sono stato un padre un po' assente per le mie figlie." E aggiunge: "Una volta sono stato per un qualche negli USA per un tour promozionale in diverse città del Paese. Di ritorno a casa, mia figlia mi ha salutato con un semplice 'ciao papà'. E io: 'Ma come, non mi abbracci? Non ti sono mancato? Ero in America!' E lei: 'Davvero? Pensavo che fossi a disegnare dietro il giardino, come al solito!'
Risate di tutta la sala.
Da uno degli sketchbook di Chris Riddell. Per gentile concessione dell'autore.
Alla domanda della Tontardini "Che differenza c'è quando scrivi e disegni le tue storie rispetto a quando collabori con un altro scrittore?", Riddell risponde: "Scrivo e disegno le miei storie perché altrimenti non potrei scrivere certe cose sciocchine che scrivo... " [risate]
"Mi piace anche collaborare con altri autori, così fanno tutto loro. Mi diverto specialmente se sono scrittori di straordinario talento come Neil [Gaiman]."

"I tuoi libri sono pieni di creature fantastiche ma... c'è un qualche legame con la vita reale?"
"Ma certo! Molti personaggi sono ispirati a persone reali, ad  esempio Mr. Munroe [un personaggio di Ottoline]. Lui è stato ispirato da mia figlia che quando si lavava si lavava i capelli se li pettinava tutti sul viso. Una sera scese così in salone e mi fece venire un colpo!
Su Facebook una mamma mi ha scritto: vedevo la TV e a un certo punto è apparsa Marilyn Monroe e ho chiesto a mia figlia piccola se la conoscesse. Lei. 'No, mamma, non conosco la signora Monroe ma conosco Mr. Monroe!'. Per me è stata una grande rivincita!"
Chris Riddell a Tuttestorie 2015. Foto di Paciolus.
[Dal pubblico] "Ti piacerebbe fare fumetti? Intendo, un libro solo a fumetti?"
"Assolutamente! Il fumetto è una forma artistica straordinaria. Ho sentito un editore che sarebbe interessato. Mi ha detto: 'ecco, ti metti lì e lavori... ti ci vorranno tipo 5 anni.'
Allora, forse ci sarà d'aspettare. Credo che racconterei la storia di un cinquantenne che sta perdendo i capelli e che nella sua vita ha letto troppi libri di fantascienza. Ti fa venire in mente qualcuno?"
E voilà: edizione di Coraline del decennale con la firma di... entrambi gli autori!
Il generoso omaggio di Chris Riddell. Sentitamente ringrazio!
Per chi fosse interessato ad altre informazioni su Riddell consiglio oltre a fare una, ovvia, ricerca su Google, due link: questo (in Italiano) e questo (in Inglese).
Dedica sull'edizione Italiana de  La regina del bosco. Anche Riddell mi chiama... "smokey"!

giovedì 8 ottobre 2015

opinioni sul fare fumetti... [12]

Schulz e i suoi Peanuts.
Dev'essere l'autunno che porta polemiche. Restando alle recentissime, ma senza entrare nel merito, ricordo, in Italia, la questione - al momento ancora irrisolta nei dettagli - legata agli accrediti autori per la prossima Lucca (qui un po' di storico della vicenda) e sempre in tema eventi e convention, la querelle USA sulle firme a pagamento (!) sugli albi o volumi (qui qualche passaggio per meglio "capire").
Disegni: Frank Miller; colori: Alex Sinclair.
Ma a noi piace stare sul pezzo: il 5 Ottobre la DC Comics ha ufficializzato la copertina realizza da Frank Miller per il mini-albo allegato al primo numero della terza saga del Cavaliere Oscuro, Dark Knight III: The Master Race, in uscita a Novembre. Potete ammirare sopra la copertina in questione. 
Ebbene, parrebbe che in giro - soprattutto sul Facebook e affini - i commenti non siano stati particolarmente teneri. Così come veementi paiono alcune dichiarazioni "a difesa" dell'operato del creatore di Sin City e Ronin. Ecco cosa scrive, sul suo profilo Facebook, Rob Liefeld: "LASCIATE STARE FRANK MILLER! Voi che lo attaccate per la sua copertina di Dark Knight 3 siete delle persone orribili e vi dirò perché. 1) Frank ha quasi 60 anni e ha molto meno tempo di fronte a sé per disegnare di quanto ne abbia alle sue spalle. Ogni singola cosa che condivide con noi dovrebbe essere apprezzata per lo meno come un altro contributo all'epico lascito della sua opera. Forse i suoi disegni non sono così raffinati come lo erano in passato ma non lo erano neppure quelli di Jack Kirby o di Joe Kubert nell'ultimo periodo della loro vita ma io ho festeggiato per ogni nuovo lavoro da loro prodotto. Quando vedo un nuovo disegno di Frank Miller sono ELETTRIZZATO perché.... 2) Negli ultimi anni Frank ha avuto problemi di salute. Non è stato molto bene ma foto recenti lo ritraggono più forte e meno fragile e il fatto che stia producendo nuovi lavori, QUALSIASI essi siano, dovrebbe essere festeggiato! Di nuovo, sono felicissimo che stia condividendo i suoi talenti con noi, a prescindere dal risultato. Frank Miller ha fatto per l’industria dei comics molto più di quello che voi vi sognerete mai di fare e perché non vi fermate prima di scagliare pietre contro i suoi disegni a pensare se i vostri risultati potranno mai confrontarsi con le sue opere pluripremiate e celebrate. DAREDEVIL. ELEKTRA. RONIN. DARK KNIGHT. YEAR ONE. BORN AGAIN. SIN CITY. 300. Miller ci ha dato il suo meglio, ha contribuito alla crescita dei comics come forma d’arte e come industria e gli siamo grati che continui a condividere con noi l’evoluzione del suo leggendario talento.

Frank Miller ha cambiato il tono e il tenore dell’industria dei comics. Forse in questo esatto momento voi siete capaci di disegnare delle anatomie più precise ma - fatemi essere estremamente chiaro - non potrete mai avvicinarvi al livello di maestria di uno storyteller come Frank Miller. Come scrittore, come disegnatore, come architetto della tavola, i suoi layout, il suo segno, il ritmo, l’atmosfera sono senza eguali. Se sputare giudizi e critiche volgari vi fa sentire un millimetro più alti, vi garantisco che non potrete mai e poi mai essere nel novero dei grandi di tutti tempi a cui Frank è destinato. Apprezzate gli sforzi e i contributi di questa leggenda vivente e smettetela con i vostri stupidi commenti e giudizi pieni d’odio.
"
Disegni: Frank Miller.
Ma è probabilmente Kurt Busiek a centrare meglio il problema, virando su aspetti più artistici: "[...] Frank parla da anni del potere “primitivo” dei supereroi, del loro maggior impatto durante la Golden Age quando erano rozzi, senza orpelli.
[...] Li disegna in modo da comunicare questa sua idea di potere grezzo e incontaminato, non come li disegnavano Neal [Adams] o Curt [Swan] o chiunque altro.
[Il suo Superman] è potente, minaccioso, un po’ Eastwood fuori di testa, con i pugni di Kirby e un cazzo ben in evidenza. Non si tratta di un errore, non si tratta di mancanza di controllo.
È una stilizzazione, una caricatura... è Frank che ci mostra una versione di Superman che non è elegante e piacevole da vedere."
Il Cortile nell'adattamento a fumetti di Antony Johnston per i disegni di J. Burrows.
Restando nell'ambito della creatività e dell'approccio di un autore alle sue creazioni e al suo lavoro, riporto un estratto di un testo pubblicato sul suo sito, l'11 Settembre scorso, dallo sceneggiatore inglese Antony Johnston, noto in Italia (principalmente) per gli adattamenti a fumetti di alcuni racconti e testi di Alan Moore tra cui Il cortile.
Il post s'intitola SUL FUMETTO, LA SERIALITÀ, IL SUCCESSO E IL FALLIMENTO e può essere letto nella sua interezza qui.
"[…] Sono ben consapevole di non scrivere serie di mega-successo con vendite da blockbuster. I miei fumetti sono spesso strani, complicati, ambigui, oscuri, di nicchia, definiteli come vi pare. Solitamente non sono “per tutti”.
[…] Ovviamente mi piacerebbe avere un maggior numero di lettori, a chi non piacerebbe? Ma non a costo di sacrificare il mio modo di lavorare o i miei gusti.

Perché c’è una cosa. Anzi, beh, sono due.
Primo: Scrivo il genere di libri che mi piacerebbe leggere. Io scrivo per me.
Ecco perché mi fa molto piacere che ci siano persone che apprezzano quello che scrivo, perché scrivo per me stesso e non ho idea se qualcun altro sarà interessato a quello che voglio raccontare. E se lo sono, è bellissimo. Se non lo sono - per via dell’argomento trattato, dei personaggi, del mio stile o perché loro pensano che sia una serie stupida – va malissimo perché non cambierò di certo per il loro piacere.

Si tratta del mio lavoro. Del mio nome in copertina. Nessuno può dire un cazzo.


Secondo: Il fallimento è il risultato atteso da tutti i comics.
Un po’ come accade in televisione, la chiusura o la cancellazione di una serie regolare di fumetti è il risultato finale standard.


E sapete una cosa? Nessuna delle chiusure o dei fallimenti precedenti ha mai condizionato la decisione, da parte di chi doveva, di farmi pubblicare un altro progetto. Perché  quelli di noi che lavorano davvero nel mondo dei fumetti – e io ormai sono in questo giro da 15 anni (!) – capiscono bene che la cancellazione è un fatto normale. Sappiamo bene che ci sono ottimi fumetti che non riescono a trovare il loro pubblico, accade continuamente. È la vita, ragazzi.

[…] Per cui sto concentrato sul lavoro. Cerco di fare il meglio che posso, con i collaboratori migliori e più interessanti, e mi piace pensare che il mio pubblico sia composto di persone intelligenti a cui piace leggere quel genere di storie.
Perché questo è davvero l’unica cosa che posso fare. 

Tutto il resto non posso controllarlo. E francamente, sono troppo vecchio e non mi frega un accidente delle cose al di là del mio controllo. […]
Il Grande Male, opera di David B. citata da Barbieri nel suo pezzo su Fumettologica.
Intanto su Fumettologica, Daniele Barbieri, noto semiologo e studioso di Fumetto, si domanda: "il romanzo fa davvero bene al fumetto?" E aggiunge: "È solo una domanda, che voglio porre, senza avanzare risposte definite, che non possiedo. Ma è una domanda che si può raffinare. Per esempio, la dominanza del genere autobiografico nel fumetto, o in generale di approfondimento interiore dei personaggi, non è forse un omaggio o un adeguamento a una tendenza analoga e vincente nell’universo del romanzo, a partire da quello che ci è stato insegnato a scuola? Siamo di nuovo nel campo della strabordanza dell’io. Ce n’è bisogno anche nel fumetto? [...]"
Vi invito a leggere l'articolo completo (qui).
Interrogarsi e mettersi in gioco: anche il Fumetto, ormai adulto, lo deve fare.