lunedì 26 giugno 2017

Dave Gibbons: Watchmen, lo smiley, l'Umanità e gli alieni

Lo smiley in Watchmen.
Mentre giungono voci di una possibile serie televisiva su Watchmen dopo la complessa (per usare un eufemismo) vicenda dell’adattamento cinematografico e i controversi (per usare un eufemismo) risultati della pellicola realizzata, nei giorni scorsi DAVE GIBBONS ha rilasciato un’intervista fornendo qualche interessante dettaglio sulla genesi dell’opera da lui co-creata insieme ad Alan Moore. Nel seguito la traduzione di un estratto. Enjoy!
L'intervista completa (in Inglese) è disponibile QUI.

Entertainment Weekly: Come vi è venuto in mente di usare lo smiley come simbolo per il Comico?
Dave Gibbons: […] Una delle cose che sapevamo del Comico era che non poteva assomigliare al Joker. Non poteva sembrare un clown fuori di testa. Per cui mi chiesi “Come potrebbe essere un comico? A chi altro posso pensare?” E mi venne in mente Groucho Marx perché aveva i baffi, il sigaro e quei capelli pettinati all’indietro. Per cui, la mia idea iniziale, era sostanzialmente una versione “potenziata” di Groucho Marx.
Il personaggio del Comico doveva essere un agente governativo che agiva sotto copertura in Paesi stranieri per stabilizzarli. Per cui il mio primo tentativo di caratterizzazione grafica fu di dargli una uniforme militare, una di quelle con macchie color cachi, marrone e verde… una tenuta mimetica. Ma naturalmente era una scelta debole perché per definizione una mimetica si confonde con lo sfondo, con l'ambiente. Per cui pensai “E se si vestisse di nero? Un costume molto scuro ma funzionale con un sacco di cinture per le munizioni, tasche e roba simile e un qualche richiamo alla bandiera americana con le stelle e le strisce?”. Così disegnai questo personaggio vestito di nero, con una stella su una spalla e strisce rosse e bianche sull'altra. Ma così mi sembrava troppo serio e mi dissi “E renderlo un po' meno cupo?” Così sullo schizzo che avevo fatto disegnai una spilletta gialla con lo smiley, un elemento quasi buttato lì per caso, perché pensavo fosse un contrasto davvero interessante. Questo cupo personaggio dalla stazza imponente con un piccolo tocco di colore e stupidità.


Alan lo vide e gli piacque. E per il primo numero che doveva iniziare con la morte del Comico pensai “E se il Comico venisse buttato giù da una finestra e la prima cosa che vediamo è la spilletta macchiata di sangue? E poi torniamo indietro e vediamo il resto?” Così Alan lo incluse nella sceneggiatura del primo episodio. Ma poi ci rendemmo contro che lo smiley era davvero il cartoon definitivo. Quello più semplice. Una semplificata faccina gialla sorridente con sopra uno schizzo di realistico sangue. Era come se il mondo reale si imponesse su quello disegnato, esattamente quello che stavamo cercando di fare con i personaggi della serie trattandoli come se vivessero nel mondo reale.
Groucho Marx.
[…] Ovviamente quando mi venne quell'idea non sapevo minimamente che cosa ne avrebbe tirato fuori Alan. E lui scrisse quello che sappiamo. Ma se non fosse stato per quel simbolo che mi balenò in testa non avremmo poi proseguito per quella strada. Succede così in un processo creativo: tiri fuori tutto quello che puoi e a volte qualche elemento semplicemente... funziona. […]

Per la macchia di sangue hai dovuto fare varie prove oppure sei riuscito a ottenere subito quello che volevi?
È interessante perché decidemmo che volevamo che richiamasse l'orologio. Sai che c'era anche l'orologio dell'Apocalisse, anch'esso giallo brillante con i numeri e le lancette nere. Quando lo vediamo per la prima volta segna cinque minuti prima della mezzanotte, per cui sapevamo che lo schizzo di sangue doveva essere, diciamo, lineare e non una macchia, per cui lo disegnai come a indicare quell'orario.
Anche se è interessante che quando hanno fatto la spilletta per l'adattamento cinematografico - ho proprio di fronte a me il materiale di scena che hanno usato per il film, è incorniciato in un quadro appeso alla parete – il sangue è messo in modo un po' differente. È come se avesse colpito un lato della spilletta e poi una parte sia colato su di essa. Ma è esattamente quello il motivo per cui l'ho disegnata così come è. È stata la prima idea che ho avuto. E secondo me era perfetta.
[…]

Considerando che quell'icona è diventato un simbolo di Watchmen, quale pensi sia il motivo che l'ha fatta diventare una sorta di biglietto da visita per il fumetto? È come hai detto tu per via della realtà che irrompe sul cartoon?
Penso che sia qualcosa di eversivo. Prendere un qualcosa di familiare come lo smiley che è in giro da chissà quanto tempo – anche se c'è un gentiluomo francese che, senza successo, ha fatto causa sostenendo che si trattasse di una sua proprietà intellettuale – e cambiarlo, con uno schizzo di sangue, così che salta subito all'occhio. È qualcosa di familiare che ora ha un significato diverso. Ho sempre amato i simboli e li ho usati spesso nei miei lavori. […]
Gorbaciov e Reagan al summit di Reykjavik.
Come autore, come ci si sente nel vedere che la gente non solo continua a parlare di un fumetto che hai disegnato 31 anni fa ma traccia anche dei parallelismi con il mondo reale?
È interessante. Non avevamo la minima idea che sarebbe durato così a lungo. Pensavamo di fare una serie che avrebbe sperabilmente venduto bene e che poi sarebbe finita nelle scatole degli arretrati e nessuno ne avrebbe più parlato o forse qualcuno se la sarebbe ricordata. Per cui fummo completamente sorpresi, penso che alla DC Comics furono completamente sorpresi che durasse così tanto. Ma credo sia interessante perché nonostante la storia sia ambientata negli anni '80 tratta di questioni universali. Fondamentalmente la storia di Watchmen è “Se il mondo dovesse affrontare una minaccia esterna, questo potrebbe spingere l'umanità intera ad unirsi e fare fronte comune”. Questa era l'idea di base. E storie simili sono state raccontate sin dai tempi degli antichi greci e romani. Si tratta di un tema comune. Inoltre, un fatto abbastanza strano, quando Ronald Reagan e Michail Gorbaciov si incontrarono in Islanda – credo si trattasse di un summit per la pace – la prima cosa che Reagan disse a Gorbaciov fu “Se fossimo invasi da Marte, questo ci renderebbe amici, vero?” Questo è un qualcosa che si ritrova in Watchmen. Ed è un elemento presente tutt'oggi come lo era allora. Anche se il clima politico è diverso, penso che la storia risponda alle nozioni di base di conflitto e di Umanità unita. Sono emozionato e contentissimo ma al contempo del tutto sorpreso che Watchmen sia ancora rilevante al giorno d’oggi. […]

[L'intervista completa può essere letta QUI. In Inglese, of course.]

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Serie televisiva di Watchmen decenni dopo il tentativo di Terry Gilliam. Immagino cosa ne pensi il mio amico ed ex allievo Alan. Non perdo nemmeno tempo a telefonare e chiedere. Nonono. Credo che se il dinamico duo lavorasse oggi ad una cosa come Watchmen, il Comico sarebbbe un Dave Letterman con spilletta e qualcuno nell'ombra ( la versione di Alan e Dave di Elon Musk ndr ) si inventerebbe una invasione di antichi marziani da un passato remoto ( ma cosa è il tempo in Watchmen ? ) per coagulare l'umanità contro una minaccia esterna. Venderebbe un sacco e non cambierebbe nulla. Peccato.