lunedì 20 aprile 2015

Brian K. Vaughan e Marcos Martin: The Private Eye, il futuro dei comics e Saga

Copertina di The Private Eye N.2.
Il 19 Marzo scorso su PanelSyndicate.com è uscito il decimo e conclusivo episodio di The Private Eye, serie di straordinario successo pensata per la pubblicazione esclusiva sul Web, ideata e realizzata dallo sceneggiatore Brian K. Vaughan (autore di Y - L'ultimo uomo sulla Terra, Ex Machina e del fumetto cult  Saga), dal disegnatore Marcos Martin (Batgirl: Year One, Daredevil) e dalla colorista Muntsa Vicente.
In tale occasione Rich Johnston ha intervistato, per il sito BleedingCool, Vaughan e Martin per parlare di The Private Eye, digital comics, Saga e... Cinquanta sfumature di grigio!

Nel seguito potete leggere la traduzione. L'intervista è stata tradotta e appare su questo blog con il permesso di Rich Johnston e BleedingCool che ringrazio.
L'articolo originale, in Inglese, può essere letto su BleedingCool: qui.

Per un approfondimento su The Private Eye rimando a un articolo apparso, di recente, su Fumettologica, qui.
Tavola da The Private Eye N.1.
Rich Johnston: Il decimo numero di The Private Eye è l'ultimo. Si è trattato di un coraggioso modello per il fumetto digitale... è un segnale che è stato un successo arrivare fino a questo punto, che hai raccontato la storia che avevi pianificato e nient'altro oppure, alla fine, è stato un fallimento?
Brian K Vaughan: Oh, è stato un successo al di là dei nostri sogni più sfrenati. Sin dal lancio di PanelSyndicate.com, esattamente due anni fa, abbiamo sempre descritto The Private Eye come una serie in dieci episodi ma, a essere sinceri, all'inizio temevo che avremmo dovuto portare la storia a conclusione ben prima della fine che avevamo pensato. Ero abbastanza fiducioso sul fatto che il pubblico sarebbe arrivato e forse ci avrebbero persino tirato uno o due dollari per il primo numero ma dubitavo seriamente che avrebbero continuato a farlo specialmente considerando che Marcos insisteva che i lettori avrebbero sempre potuto pagare quello che volevano, incluso... niente. Contro ogni previsione abbiamo continuato a guadagnare nuovi lettori a ogni nuova uscita e la maggior parte di loro era felice di pagare qualcosa per ogni numero, abbastanza da far sì che Marcos e Muntsa potessero rifiutare un gran numero di lavori su commissione per dedicare il proprio tempo al nostro progetto creator-owned, riuscendo al contempo a sfamare le loro famiglie.
Ma il più significativo segnale del fatto che sentiamo sia stato un successo è che io, Marcos e Muntsa siamo già piuttosto avanti nello sviluppo della nostra seconda serie che speriamo debutterà sempre su Panel Syndicate entro l'anno e, ancora una volta, i lettori saranno liberi di pagare quello che vorranno.

RJ: The Private Eye, come tutta la narrativa di fantascienza di qualità, ha molto da dire sulla contemporaneità. Siete stati entrambi dei pionieri nella distribuzione di contenuti (sebbene utilizzando strumenti abbastanza semplici) spingendovi dove altri hanno spesso paura di avventurarsi. È questo il modello per il futuro? Per UN futuro? Oppure è già qualcosa di superato?
BKV:
Questo modello rappresenta assolutamente il futuro per i comics, un futuro che non è ancora qui... per il momento.
Marcos ha sempre detto che un tempo i comics erano un mezzo d’intrattenimento alla portata di tutti ma sono diventati invece un hobby molto costoso per pochi fan relativamente benestanti. Pensava che avremmo potuto usare Internet per contribuire a invertire la tendenza e, anche se ritenevo fosse un socialista delirante, nel nostro caso il suo strampalato schema ha effettivamente funzionato. Siamo stati in grado di raggiungere un pubblico molto più vasto di quello che avremmo potuto se fossimo semplicemente andati in stampa e anche se finora molti dei nostri lettori non hanno potuto pagarci, il loro numero è stato più che controbilanciato dalla generosità di coloro che hanno potuto farlo.
Sebbene non abbiamo guadagnato quanto avremmo probabilmente potuto se avessimo pubblicato la serie tramite gli amici della Image, io, Marcos e Muntsa siamo stati comunque capaci di incassare più soldi rispetto alle cifre, già piuttosto buone, che percepiamo a tavola dalla Marvel o dalla DC, restando però in totale controllo della nostra creazione.
Il motivo per cui dico che il futuro non è ancora qui (e perché penso che, al momento, avremmo potuto guadagnare di più se ci fossimo affidati alla Image) è che la stragrande maggioranza dei lettori di comics su carta hanno poco o nessun interesse a leggere fumetti digitali. Non importa quante volte io e Marcos abbiamo ribadito che non abbiamo alcun intenzione di pubblicare su carta i materiali di Panel Syndicate, la maggior parte dei lettori dei miei lavori, come ad esempio Saga, ci hanno detto che non hanno alcuna intenzione di dare un’occhiata a The Private Eye fino a quando non esisterà in forma cartacea. Sembra che se sei cresciuto leggendo fumetti su carta è probabile che vorrai continuare a farlo in quel modo… e va benissimo! Adoro andare in fumetteria, intesa come un luogo fisico, e spero di produrre sempre dei fumetti cartacei ma la verità è che il pubblico digitale in continua espansione – composto in gran parte da persone che non hanno mai messo piede in un negozio di fumetti – è oggettivamente molto, molto più vasto di quello analogico, che sta invecchiando, e di cui io e Marcos facciamo parte. E la grande notizia per tutti è che, mentre i lettori tradizionali sembrano ancora riluttanti a fare il salto verso il digitale, i lettori digitali in realtà amano scovare le copie cartacee dei fumetti che hanno scoperto online.
Tavola da The Private Eye N. 5.
Tra gli editori e gli addetti ai lavori c'era il timore che le vendite digitali avrebbero cannibalizzato quelle cartacee, ma penso che ora tutti abbiano capito che questi due aspetti sono in realtà simbiotici.
Perciò, sebbene creda che i fumetti cartacei non spariranno mai, vedo chiaramente un futuro in cui le vendite digitali, di norma, supereranno quelle delle copie stampate (come evidenziato dalle vendite attuali di Saga i cui i numeri della versione digitale già minacciano di raggiungere quelli della versione cartacea).
La domanda importante per gli scrittori e i disegnatori di fumetti di oggi è se vogliono dividere la maggior parte di questa nuova fonte di guadagni con distributori come Comixology… oppure se vogliono tenersi il 100% dei profitti facendo un po' più di lavoro per distribuire le proprie opere attraverso un sito come Panel Syndicate che non ha praticamente alcuna distanza e ancor meno interferenza tra gli autori e il loro pubblico. Io e Marcos stiamo già parlando con alcuni autori piuttosto importanti interessati a unirsi a Panel Syndicate ma non mi dispiacerebbe se altri  lanciassero dei siti simili al nostro. Nei prossimi 25 anni la distribuzione creator-owned sarà importante per i comics così come lo sono stati i titoli creator-owned negli ultimi 25.

RJ: Marcos, quando The Private Eye è iniziato, Brian Vaughan era già un nome noto e apprezzato nel mondo dei comics mentre tu eri un disegnatore in ascesa con i tuoi lavori su Spider-Man e Daredevil. Hai mai temuto che lavorare su un progetto digitale ti avrebbe fatto dimenticare dal mercato delle fumetterie americane? E che cosa hai in cantiere dopo la fine di Private Eye?
Marcos Martin:
In verità non me ne sono mai preoccupato. Sin dall’inizio della mia carriera ero consapevole di non essere un disegnatore abbastanza veloce da poter stare regolarmente sugli scaffali per cui non ci pensavo. Cerco semplicemente di fare un buon lavoro ogni volta che esce qualcosa di mio.
Riguardo che cosa mi attenda… un po’ di riposo e un nuovo progetto con Brian visto che è così pazzo da voler continuare a lavorare con me.
Tavola da Universe! N.1 di Albert Monteys.
RJ: Marcos, Panel Syndicate oltre a The Private Eye ha lanciato Universe! di Albert Monteys. Il successo della prima serie si è trasferito a questa nuova uscita? Il futuro di Panel Syndicate è al sicuro ora che The Private Eye si è concluso?
MM:
Finora i fan sembra abbiano risposto abbastanza bene da rendere Universe! un successo così continuerà a essere diffusa via Panel Syndicate fino a che Albert vorrà continuare a farlo con noi. E speriamo di unirci a lui, nel corso dell’anno, con il nostro nuovo progetto. La sola cosa che sappiamo per certo è che il futuro di Panel Syndicate sarà inevitabilmente legato all’interesse dei lettori.

RJ: Sappiamo tutti che Shakespeare è meglio leggerlo in originale, ossia in Klingon. E che Asterix è meglio in Inglese Britannico. The Private Eye è stato presentato in diverse lingue. Quale pensi sia la migliore versione?
BKV:
Sono il tipico Americano che ha un debole per l’Inglese, ma alcuni lettori bilingue mi hanno detto che preferiscono di gran lunga  la traduzione in Spagnolo fatta da Marcos rispetto alla mia versione originale. A ogni modo, aver rilasciato simultaneamente lo stesso giorno The Private Eye in lingue diverse è stato uno degli aspetti più importanti di Panel Syndicate.  Normalmente i lettori spagnoli di Saga attendono mesi prima di poterlo leggere tradotto (Fiona Staples [la disegnatrice di Saga, N.d.T.] e io attendiamo ancor di più per ricevere la nostra parte di royalties internazionali) ma col digitale possiamo raggiungere un enorme pubblico globale di utenti paganti in un solo giorno e, grazie all’aiuto dei nostri fedeli lettori sparsi in tutto il mondo, continuiamo costantemente ad aggiungere nuove lingue al sito.

RJ: L’ultima volta che abbiamo parlato, Brian, avevi annunciato che stavi lasciando la TV e Under The Dome per ritornare ai fumetti. Hai qualche rimpianto? Per via dei fumetti, sei stato lontano dalle produzioni televisive?
BKV:
Credo d’aver detto che mi prendevo una pausa da Hollywood piuttosto che l’abbandonassi per sempre. Avevo deciso con la mia famiglia di andare temporaneamente via da Los Angeles per vivere un anno nel Midwest ed è stata davvero una gioia indescrivibile poter trascorrere molto più tempo con mia moglie e i miei figli piccoli. Sono anche riuscito a tornare a scrivere fumetti a tempo pieno e non potrei essere più eccitato per tutti i miei nuovi fumetti che usciranno nel corso di quest’anno sia su Panel Syndicate che per la Image Comics, tra cui le miniserie We Stand On Guard per i disegni di Steve Skroce e la serie regolare Paper Girls con Cliff Chiang.
Comunque c’è un sacco di roba per Hollywood che sta lì in attesa per cui sono sicuro che abbastanza presto venderò qualcosa per il cinema o per qualche progetto televisivo. Al momento, quest’anno passato lontano dal caos ha definitivamente consolidato il mio desiderio d’essere in primo luogo un padre/scrittore di fumetti e poi al secondo posto, a grande distanza, tutto il resto.

RJ: Brian, Saga è diventato un “fenomeno” in ambito fumettistico e la gente desidera che il proprio fumetto sia il “prossimo Saga”, tanto da essere usato nelle proposte di nuove serie in descrizioni come “la storia è un mix tra Saga e Cinquanta sfumature di grigio”.  A dire il vero il proprietario di una libreria mi ha detto che Saga è il candidato con le migliori possibilità per diventare il prossimo Cinquanta sfumature di grigio. Il fumetto è molto popolare ma… hai dei piani per come gestire la situazione nel caso diventasse *così* popolare?
BKV:
Come sempre cerco di seguire l’esempio di Fiona. Non importa quali incredibili novità ci siano su Saga, Staples tiene un profilo basso e sta concentrata sul disegnare al meglio rispettando le scadenze. Fiona è la definizione vivente di un’imperturbabile professionista e, visto che io un tipo terribilmente ansioso, da grande voglio essere come lei.
Alana e Marko, i protagonisti di Saga.
RJ: Tornando su Cinquanta sfumature, Brian, ti piace torturare i tuoi lettori con delle svolte narrative che minacciano ogni loro sicurezza e empatia verso i personaggi? Sembra quasi che goda per il loro dolore…
BKV:
Non è una minaccia il fatto che, in Saga, Fiona e io uccideremo dei personaggi amati, è una certezza. Non saprei come scrivere una storia di guerra senza morte. Mi fa piacere vedere quanto i lettori siano affezionati a certi membri del cast ma non riuscirò mai a capire perché gli scrittori contemporanei che occasionalmente fanno morire dei personaggi vengano accusati di sadismo o di voler torturare il proprio pubblico.
Penso che sia molto più straziante uccidere un personaggio amato soltanto per farlo resuscitare, senza alcun senso, pochi mesi dopo. Un approccio del genere non ha nulla a che fare con la narrazione mentre invece è totalmente dovuto alla necessità degli editori di mantenere le proprie proprietà intellettuali disponibile per un pubblico più ampio. In passato leggevamo opere di finzione per prepararci alla vita nel mondo reale, specialmente riguardo gli aspetti più duri, e questo ha sempre significato esplorare la perdita delle persone amate.

RJ: Il Caos: un qualcosa di buono o di negativo?
BKV:
Semplicemente inevitabile. Suppongo che facciamo Arte per cercare di mettere un po’ di ordine nel caos ma, alla fine, il caos vince sempre, vero?

L'intervista, in Inglese, può essere letta qui.
Le interviste precedenti:

mercoledì 8 aprile 2015

recensioni in 4 parole [30]

Nemo: River of ghosts
Un ciclo si chiude.
Tutti giù nelle tenebre.
The Realist: Joker
L'economia del ridere.
Howard The Duck (2015) N.1
Mancava giusto il papero.
*********
Abbiamo detto 4 parole su:
Nemo: River of ghosts (in Inglese)  
di Alan Moore (testi) e Kevin O'Neill (disegni)
Editore:Top Shelf
Formato: cartonato, 152 pagine, colore
Prezzo: $ 14.95 (USD)
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI (in Inglese) 

Dylan Dog N. 343 - Nel fumo della battaglia
Soggetto, sceneggiatura, disegni: Gigi Simeoni
Copertina: Angelo Stano
Editore: Sergio Bonelli Editore
Formato: brossurato, 98 pagine, bianco e nero
Prezzo: € 3,20
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI 

The Realist: Joker (in Inglese) 
di Asaf Hanuka
Formato: webcomic
Anno di pubblicazione: 2015 

Howard The Duck (2015) N.1 (in Inglese)
di Chip Zdarsky (testi) e Joe Quinones (disegni)
Editore: Marvel
Formato: spillato, 32 pagine, colore
Prezzo: $ 3.99 (USD)
Anno di pubblicazione: 2015
Per qualche parola in più: QUI (in Inglese)