martedì 15 ottobre 2013

Orfani? No, grazie. Meglio Occhio di Falco!

Pagina da Hawkeye N. 2 (Marvel). Disegni di David Aja, colori di Matt Hollingsworth. Storia: Matt Fraction.
Di certo non sono il "lettore medio" (esiste?) né, probabilmente, il "target" obiettivo (esiste?) di Orfani, la nuova produzione Bonelli di cui da tempo si fa un gran parlare e che, in un certo qual modo, è attesa come una sorta di "salvatore della Patria" o comunque come un evento di svolta per i meccanismi produttivi e per il "rinnovamento" della casa editrice milanese e, naturale conseguenza, del Fumetto Italiano popolare. 
Probabilmente le mie sono solo sensazioni, un parere "a pelle" e certo senza crismi di infallibilità da parte di chi qualche fumetto lo legge e l'ha letto. Senza alcun intento polemico (meglio mettere le mani avanti che flame e troll sono sempre dietro l'angolo! LOL!), cercando di focalizzarmi sopratutto sulla storia, sul fumetto in sé che è quello che, personalmente, conta. Un approccio, direi, lievemente più approfondito del mio solito omeopatico (LOL).

Orfani, dicevamo. (Mini? Maxi?) serie mensile a colori di genere sci-fi ideata (e scritta) da  Roberto Recchioni insieme a Emiliano Mammucari, a cui si deve l'impostazione grafica, in uscita il 16 Ottobre in tutte le italiche fumetterie (ma da qualche parte, pare, già disponibile da giorni). Copertinista d'eccezione: Massimo Carnevale. Per una serie di fortunati eventi ho potuto leggere in anteprima la versione in pdf. E sì, vi rispondo subito... difficilmente comprerò l'albo cartaceo, che poi c'è sempre tempo per cambiare idea e prendersi i volumi targati Bao che seguiranno.

Sin d'ora, per un'analisi più ragionata, argomentata e "d'insieme", rimando all'articolo firmato da Guglielmo Nigro per Lo Spazio Bianco

Avviso ai lettori: ATTENZIONE SPOILER, continuate a vostro rischio e pericolo!!!
Vignetta da Orfani N.1. Disegni di E. Mammucari.
Parlando di Orfani, non si può non fare una distinzione: c’è Orfani operazione di marketing, e c’è Orfani fumetto.
L'operazione marketing è stata gestita validamente e, oltre ai canonici spazi tipici della promozione fumettistica, si è spinta e ha raggiunto canali solitamente "banditi" come riviste e portali "generalisti" quali Tiscali e La Gazzetta dello Sport, per fare qualche esempio. Non a caso la "mente" è Recchioni, autore che conosce bene alcune "tecniche" per aumentare il proprio profilo e visibilità e le usa egregiamente da tempo (vedasi il suo frequentatissimo blog). In questa campagna promozionale spiccano i "martellamenti" su alcuni punti chiave: il più grande investimento mai fatto dalla Bonelli, il colore con “funzione narrativa”, il possibile punto di svolta per il fumetto italiano, i 4 anni di preparazione, la ricerca di un altro pubblico “giovane”, e via dicendo.
Tutto perfetto a tal punto che il rischio è che quegli stessi punti diventino una sorta di vademecum del recensore perdendo di vista il fumetto.
Ah, ecco il fumetto, l'albo o meglio il pdf... insomma la storia.
Marketing o meno (anzi forse l'hype in alcuni casi ha "gonfiato" le aspettative?) Orfani è un fumetto disegnato "benino" (nella media o poco sopra la media dei migliori albi Bonelli) e colorato altrettanto benino (nella media o poco sopra la media dei migliori albi del DD Color Fest, per dire), con un impianto sempre piuttosto classico e sostanzialmente in linea con la più recente tradizione Bonelli (diciamo da Dylan Dog in poi?) e... con qualche "problema" di sceneggiatura.
Il paragone sembrerà forzato e improponibile - e facciamo per questo tutti i distinguo del caso - ma sempre di fumetto mainstream si parla, sempre di colossi editoriali si parla... e devo dire che se si prende Occhio di Falco, prodotto Marvel, nella recente incarnazione scritta da Matt Fraction e disegnata da David Aja (e altri), a livello di freschezza narrativa, di trovate e di disegni... siamo lontani anni luce. E, ad essere pignoli, poi Occhio di Falco riporta in auge e "modernizza" la run di Steranko su Nick Fury degli anni... '60!!!
Da Orfani N.1. Disegni di E. Mammucari.
Riguardo la storia di Orfani... Beh, la sensazione generale è di forte déjà vu, di una vicenda carente di trovate (avrò visto e letto troppa sci-fi???) o di slanci. Forse la ragione risiede anche nel... marketing e nelle preview diffuse: le premesse della vicenda erano ben note per cui la lettura è stata inevitabilmente falsata. Sarà.
Direte "è un numero uno, ci sarà tempo". Non so. Il numero uno deve incuriosire, prendere e convincerti a continuare. Mentre leggevo mi veniva in mente Caravan (o quel che mi ricordavo di Caravan), dai temi simili... e quel "datato" esperimento, per lo meno il numero uno, nel ricordo mi pareva più riuscito... nonostante l'assenza del colore... Magari la memoria fa brutti scherzi...
La caratterizzazione dei piccoli Orfani non mi è parsa particolarmente riuscita, semplificata oltre ogni necessità: i bambini (che, lo ricordiamo, hanno sugli 8-10 anni, hanno appena subito la perdita dei genitori in un drammatico attacco alieno e sono stati raggruppati in maniera coatta e lasciati allo sbando), si comportano subito da soldati, senza mostrare il minimo dubbio. Oltretutto, decidono subito di abbracciare la causa militare e di tornare alla base (come gruppo), come che questa sia la scelta più naturale per un bambino di dieci anni. A latere, i bambini portoghesi e spagnoli comunicano naturalmente in un linguaggio comune. E c'è pure una ragazzina americana con madre spagnola...
Eccessivamente stereotipati e al limite della "credibilità" i personaggi "adulti", il generale e la professoressa. Anche qui la semplificazione pare eccessiva e controproducente. Così come pare poco "credibile" la scena dell’orso e del bambino che si sacrifica attaccandolo con... uno "stecchino"!
Vignetta da Orfani N.1. Disegni di E. Mammucari.
Passiamo invece alla linea temporale adulta. Siamo in presenza di una civiltà (quella degli Orfani) in grado di fare “salti quantici” (qualunque cosa ciò voglia dire). Ci sta: sospensione dell’incredulità. Ma è possibile che i soldati arrivino sul pianeta degli alieni senza che prima siano state effettuate altre missioni con umani di carattere esplorativo? Non solo: parrebbe che non sia mai stata mandata nemmeno una sonda! Il fatto che l’aria del pianeta degli alieni sia respirabile sia scoperta per caso (“le analisi preliminari degli scanner ci dicono che possiamo ritenerci fortunati”) non è un bel segnale.
Un’altra prova? La tecnologia in possesso della Terra permette i salti quantici ma... per combattere le radiazioni del pianeta alieno, gli Orfani devono ricorrere a un vaccino (vaccino?) che non può essere assunto se non a siringate, ogni due giorni...
Ancora. Risulta difficile credere che una corazza, come quella aliena, impermeabile ai colpi di fucile sia facile da tagliare a colpi di... coltello (!), anche considerando la necessità di una scena d’azione “cool”. Ma soprattutto, nella stessa sequenza, lascia interdetti quella manciata di pagine in cui la ragazzina si mette il mantello stealth e va a combattere. Il caposquadra si getta in azione, evita l’attacco del mostro e lo uccide. Gli altri gli danno manforte. La ragazzina torna. Quanto può essere passato, in quella scena d’azione? Tre minuti? Cinque? Ecco, nel corso di cinque minuti il mantello si è scaricato... al di là dell’aspetto scenografico, narrativamente, come si può giustificare una cosa del genere? Forse la ragazzina era sempre "nascosta"... Mah!
Lo so lo so... sono fumetti, e poi si corre il rischio di fare cose come questa. (LOL!)
Da Orfani N.1. Disegni di E. Mammucari.
Orfani N. 1, dal punto di vista narrativo, è una personale "delusione totale". Al di là dei buchi logici, non c’è anima. Tutti i personaggi sono stereotipi già visti e usati nella stessa maniera, e non c’è empatia: tutto succede perché deve succedere. E non bastano il lavoro del disegnatore e dei coloristi a salvare una storia che lascia poco.
Ma forse le mie aspettative erano troppo alte? Troppo marketing... Torno a leggere Occhio di Falco.
Pagina da Hawkeye N. 2 (Marvel). Disegni di David Aja, colori di Matt Hollingsworth. Storia: Matt Fraction.
PS.: E mi sorge una domanda: a ruoli invertiti Roberto Recchioni che farebbe su Occhio di Falco? E Matt Fraction su Orfani?

14 commenti:

Alfredo Postiglione ha detto...

Ho pensato esattamente le stesse cose...

RRobe ha detto...

Guarda, non intervengo su nulla perché mi sono fatto il punto di non farlo, nemmeno quando leggo cose che mi lasciano perplesso.
Mi permetto solo una precisazione.
Cito testualmente:

non a caso la "mente" è Recchioni, autore che conosce bene alcune "tecniche" per aumentare il proprio profilo e visibilità e le usa egregiamente da tempo (vedasi il suo frequentatissimo blog).


Ora, tralasciando le insultanti virgolette, faccio notare che le mie "tecniche" sono, semplicemente, un ufficio stampa.
Un ufficio stampa, bravo.
Preso esternamente e che si è fatto uno smazzo infinito per la serie. Non è fantascienza, non è un trucco, non è una tecnica è solo saper fare il proprio lavoro.
E quel lavoro, senza virgolette, va rispettato.

Unknown ha detto...

Questo commento da parte del Signor Recchioni rappresenta ESATTAMENTE quelle tecniche virgolettate citate nell'articolo, poiché puntando sull'unica parte opinabile e slegata dalla bontà del prodotto sta inficiando su un articolo negativo, screditandolo.

Queste sono "tecniche" e non ufficio stampa a mio avviso.
Per carità, la portata di utenza di questo blog non è grande quanto quella delle campagne pubblicitarie su gazzetta, gamestop e simili, ma essendo l'unica recensione negativa pubblica (sottolineo la parola poiché Orfani nei miei canali privati è stato massacrato :) ) che si può trovare con una certa facilità mi sembra quanto meno sospetta la scelta di commentare qui e non altrove magari.

Per il resto della recensione, d'accordo quasi su tutto. Prodotto senza anima, abbastanza inutile. Mi è sembrato una brutta reinterpretazione del progetto Les Enfant Terrible di Metal Gear :) IMHO.

strummer ha detto...

la recensione non mi vede d'accordo, ma è un'opinione rispettabilissima che mi ha dato anche spunti di riflessioni su alcuni aspetti di orfani che avevo apprezzato magari troppo velocemente. però, per inciso, io l'ho trovato godibile.e soprattutto nella sua interezza: tratteggio dei personaggi, dialoghi, scrittura, disegni e colore.
invece il commento di trevor lo trovo fuori luogo: le virgolette associate alla parola mente, anche se magari non volevano essere offensive nelle intenzioni del blogger lo sono abbastanza.
non c'è sempre bisogno di fare trollismo, e no mi riferisco al blogger.
orfani non è blade runner, ma non lo è neanche iron man. però iron man mi piace eccome.
diamogli tempo qualche numero.

CREPASCOLO ha detto...

Il mantello stealth mi ha fatto pensare ad Harry Potter. Auguro alla SBE di acchiappare anche quel pubblico : Crepascola, tanto x fare un esempio, ha letto e riletto la saga, ha visto i film e ha guardato con sufficienza una versione dei personaggi della scuola maghetti di 'Berto Ramos che ho trovato in rete perchè ha perso gli enzimi che le permettono di digerire i comics.
Mi sarebbe tanto ma tanto piaciuto leggere di un arciere infallibile e nano - una combo di Queen o Burton ed Oberon - con cui Steranko avrebbe potuto restituire al King l'omaggio di Mr Miracle
( che ricordo agli smokers + verdi essere Steranko, prestigiatore/lpubblicitario/ playboy, secondo Kirby ) - Mammotron o Brontolek sarebbe stato il solito deviantemutantesanguemisto mezza porzione, ma coraggioso come dieci Eterni, sospeso tra Don Duck e l'alter ego di Don Blake e dotato di una Balestra Bellissima e Bellicamente Bilanciata che gli avrebbe permesso tiri che nemmeno lo scudo di Cap nelle tavole di Frank Robbins.
Siamo in tanti a sentirci orfani di Steranko - il cinema lo ha rapito - e personalmente mi piacerebbe leggere tanto ma tanto un nuovo ciclo di Swamp Thing che ricordi la potenza di quello di Moore/Bissette/Totleben e di quello di Morrison/Millar/Hester. Il corpaccione verde di " Alec Holland" ( le virgolette ci stanno per chi crede nel Vangelo della Lezione di Anatomia ) muore ed emette sette spore che sono tutte cosette della palude, orfane di papà, e con caratterizzazioni differenti ( una + pigra, una + brontolona ecc ). Testi di Matt Fraction ( ho sentito qualcuno dire Willingham ? ) e disegni di Kaare Andrews in modalità Steranko ( ho sentito qualcuno dire Gulacy ? ). Miniserie secondo la modalità dei serial tv. A colori, se proprio dovete, cattivi.

Officina Infernale ha detto...

...cmq occhio di falco gia al terzo numero è diventato pessimo...

Matteo ha detto...

condivido al 100%

Unknown ha detto...

Complimenti. Hai scritto quello che penso. Finalmente una persona che non si fa influenzare dal mulinello della consistente campagna pubblicitaria di Orfani.

Zanzathedog ha detto...

Ho comprato il primo numero stamattina e me lo sono letto tra una pausa e l'altra all'università.
Purtroppo ho avuto lo stesso effetto: condizionato a livelli incredibili dalla pazzesca (in senso positivo) campagna pubblicitaria, mi sono ritrovato immerso in una lettura tiepida.

Tra i punti da te citati, quello che ho sofferto maggiormente è stata la caratterizzazione dei protagonisti: mi è sembrata da un lato troppo fredda, dall'altro troppo stereotipata.
Continuando a leggere per inerzia, non ho subito un'immedesimazione totale (tutto troppo rapido, tutto troppo poco approfondito; mi sembrava un film con grandi effetti speciali, ma pochi attori/dialoghi di valore) e non ho nemmeno sentito il bisogno di sapere cosa succederà dopo lo scontro contro gli alieni.
In compenso i disegni mi sono piaciuti parecchio e i colori ancora di più.

Alla fin fine speravo in un approccio più innovativo per questo filone fantascientifico.
Torno a leggermi Tex.

PS: imho se da un lato il lavoro fatto per pubblicizzare la serie è stato qualcosa di eccezionale, dall'altro ha "legato" irrimediabilmente la serie ad alcune notizie riguardanti le meccaniche di produzione.
Il mio dubbio è: tra qualche anno Orfani verrà più ricordato per la qualità della serie come narrativa d'intrattenimento, o verrà più ricordato come la prima serie Bonelli a colori, costata parecchio?

Unknown ha detto...

Mi trovo d'accordo con il tuo parere, anche nella mia recensione (http://voxcomics.blogspot.it/2013/10/orfani-1.html) ho esposto i miei dubbi e perplessità, anche se in modo forse troppo coinciso.

Sopratutto non capisco come 4 anni di progettazione diano luogo ad un lavoro, scialbo, banale dove tutto sa di già visto e non ha nessun merito di essere ricordato.
In America un fumetto del genere sarebbe passato come uno dei tanti e nessuno se lo sarebbe filato e a ragione.
Durante la promozione i signor Recchioni e Mammucari hanno parlato di qualcosa di innovativo, nuovo, che avrebbe segnato il mercato del fumetto italiano. Invece l'unica cosa che mi ha segnato è l'aver buttato letteralmente 4,50 euro. E su Dylan dog, la vedo ancor più nera...

Luca Albergoni ha detto...

Quoto la rece.
Anche se ho trovato davveo interessante - a livello produttivo - la grande sinergia tra disegno e colore. Una novità per la Bonelli anche tenendo presenti i Color Fest (almeno quelli che ho letto).
Oh poi sarò un incompetente, ma a me la resa del colore su questa carta (quasi uso mano?) piace più che sulla patinata

Eug ha detto...

Come ben sa Luca, il buon vecchio Smoky mi ha preceduto nel parlare di Orfani (ma già: è da anni che lui "vede nel futuro" fin dai tempi del Previews... se le virgolette sono lecite), e quindi rubo il suo spazio e accetto il rischio di sembrare quello che parla solo a traino :-)
Le critiche di Smoky sono in parte condivisibili, in parte no.
Mi ha interessato quella che citava Caravan, perché la vedrei da un altro punto di vista: un numero 1 di una serie deve trainare la serie.
Banale, no? Il numero 1 di Caravan lo faceva (se si era interessati all'argomento) ma Orfani 1 ci riesce?
Secondo me no.

Che sia il numero 1 di un fumetto o di un telefilm (vista l'impostazione per stagioni il paragone sia d'obbligo) deve attirare il fruitore presentando
a) un eroe talmente caratterizzato da essere una sicurezza (o al contrario una novità), comunque un catalizzatore. Per esigenze di spazio e di scelta narrativa, gli Orfani non sono così caratterizzati: paradossalmente emergono il soldato e la dottoressa, che sono dei comprimari. Ben fatti, che metteranno pepe alla vicenda, ma comprimari. Nei suoi limiti, lo fa anche il classicissimo Saguaro: è un uomo con un passato da scoprire. Poi può non piacere.
Orfani non è la storia di guerrieri dal passato sconosciuto: mancano delle tessere, ma potremmo accontentarci di quello che abbiamo.
Oppure
b) una situazione che "acchiappa" (e daje con le virgolette!). Insomma: una guerra contro gli alieni che distrugge mezzo mondo non è più la novità che può svolgere questo ruolo. Potrebbe farlo una guerra "strana", dall'andamento imprevedibile. Space Cruiser Yamato lo faceva, con la corsa contro il tempo. Qui non c'è. Non c'è il mistero, non c'è neppure il "e ora come va a finire?". La storia, volendo, si può chiudere lì: i bambini sono divenuti guerrieri. Fine.
oppure
c) un linguaggio inaspettato, o visivo o nei dialoghi. Qui il discorso è più problematico, e sembra il nucleo dell'operazione proprio perché gli altri due punti non sono così forti (per lo meno nel primo numero).In questa sede il discorso del citazionismo, del già visto, del marketing etc. interessa tanto quanto (per lo meno non interessa me). A mio parere, non si può attirare all'acquisto di una nuova serie ***solo*** puntando sul colore e sull'aspetto grafico (il colore è una novità per Bonelli, ma non è una novità assoluta, quindi non credo che i NON lettori Bonelli non acquistassero i suoi albi solo perché in B\N; i disegnatori cambiano quasi ogni mese per esigenze di pubblicazione, e infatti non stiamo analizzando una serie francese con cadenza annuale); il linguaggio è ***solo in parte*** diverso da quello bonelliano, ma non è un'esplosione di gag o di dialoghi cool così ben scritti da essere la vera ragione per acquistare anche i numeri successivi.
Per chiarirci, non dico che i dialoghi siano scritti male: semplicemente non sono la ragione che, invece, mi farebbe comprare un nuovo fumetto di Ennis; ma è anche vero che Recchioni vuole e deve essere sè stesso, non vuole fare Ennis .
Tutte queste cose sono un di più, ma non sono così travolgenti da attirare con forza verso il prosieguo.
Mi spiego: se si vogliono attirare lettori nuovi, il colore (ottimo nella resa, tra l'altro) non è qualcosa di nuovo; è qualcosa che si aspetta chiunque legga USA, chiunque guardi un film d'azione. Un po' come dire, seguendo una vecchia pubblicità: "il nostro caffè è tostato!". Ok, ma anche gli altri lo sono, il fatto che nessun altro lo dica ormai non è davvero quel di più.
Bonelli non lo fa(ceva), ma per gli altri è abbastanza scontato.
Vogliamo attirare con disegni stratosferici e nuovi? I Mangafan non amano la griglia Bonelli (né, in molti, quel tipo di disegni), anche se stemperata; i Coconiniani hanno altri parametri.

Eug ha detto...

(continua...)
Allora puntiamo sull'innovazione all'interno del parco lettori Bonelli?
Ok, esaltiamo il vecchio lettore Bonelli col colore (ti do' quello che non hai mai avuto), ma poi lo spiazziamo con qualcosa che non è Bonelli puro. In breve: l'albo si legge troppo velocemente per un pubblico Bonelli, credo. Non ci sono gli "spiegoni". Non si da' al pubblico la sicurezza della tradizione del marchio.
Si dirà: lo scopo era innovare nella tradizione. Ok, ma è una cosa delicata.
Secondo me c'è **troppo** per un lettore Bonelli e **troppo poco** per un non Bonelli.

Quello che secondo me serviva anche a questo numero 1 era un gancio che trainasse il lettore. Un gancio che può nascere da un personaggio forte (Dexter), da una situazione che acchiappa per le possibilità della sua evoluzione (Breaking Bad, Lost), da un linguaggio innovativo (How I Met Your Mother). O da una combinazione di questi elementi (Misfits stagione 1). Gli esempi televisivi ci sono per le ragioni dette sopra.
Qui mancano. Non perché le cose siano viste o non viste: il gradimento sta nel gusto di ognuno e la polemica sul citazionismo mi sembra alla fin fine sterile.

Il vero problema è che Orfani 1 mette poche domande, non crea attese se non di bassa intensità (ancora una volta: a leggere molti commenti, è un mio problema, altri sono in fremente attesa dello sviluppo).
Anzi: salvo alcuni lanci necessari per non rispiegarli dopo e che generano ovviamente attese (il vaccino è
discutibile come impostazione, ma è una trovata narrativa che genererà quasi sicuramente una sequenza - vedi lo stesso ruolo in After Earth), non ci sono domande forti.
Ripeto: è pur vero che dai commenti sul blog di Recchioni questa non è una situazione generalizzata, e quindi vale per me ma non per tutti.
Gli alieni ci hanno attaccato? Va bene, sono cattivi. O sono invasori che hanno il pianeta in crisi. O sono un loop temporale. O vogliono conquistare il mondo. Tre quarti delle serie d'azione si basano su questo, sono tutte belle ipotesi, ma non necessarie.
I bambini diventano guerrieri? Ok, ma sono coerenti con i presupposti. Mi posso chiedere: "Se prima erano 7 perchè ora sono solo 5?" (= "chi muore?"), ma la caratterizzazione, per esigenze narrative è talmente basica che questa domanda (e quella collegata: "A chi corrispondono i guerrieri?") è quasi superflua. Non ci si può affezionare ai personaggi per quanto visto nel numero 1, perché c'è troppo poco. Non possiamo quindi trovare l'impulso della "paura della tecnica Martin", ovvero "ma non è che quello **## di Rrobe mi ammazza proprio il personaggio che preferisco?????"
Almeno per il primo numero. Si deve dare per scontato che nei numeri successivi le cose cambieranno, con pagine e dialoghi che si accumulano. Appunto: bisogna far arrivare il lettore al punto in cui si affeziona.
Altre domande come: "ma perchè hanno aspettato 20'anni per la controffensiva etc etc etc", scusate ma mi appaiono irrilevanti. Possono essere curiosità, ma non accendono (in me) la brama di sapere. Ce lo diranno poi, ma potrebbero anche non dircelo. Semplicemente è andata così.
Io sono un lettore di Martin Mystère, il regno dello "spiegone", ma non sento il bisogno che tutto sia chiaro in questo primo numero degli Orfani.
Ripeto: le cose succedono, non c'era tempo per raccontarlo e basta. Che ha fatto Obi Wan Kenobi tra il l’ultimo duello contro Anakin e l’apparizione di Luke? Boh, cose. Se servisse, ce le avrebbero dette. Magari erano fighe, ma non servivano alla storia, quindi non ci sono.

Eug ha detto...

(continua e 3)
Devo essere sincero: per me il numero 1 di Orfani è sostanzialmente una storia autoconclusiva.
Fatta bene o male non importa, in realtà. E' una storia che può anche rimanere chiusa. Tutte le domande sono un di più, gradevole, ma non necessario.
E questa è la sua debolezza intrinseca, perché costringe il lettore a dirsi: fumetto non male, come da tradizione Bonelli, ma devo fidarmi degli autori (se mi voglio fidare) per aspettare quando sarà davvero fighissimo (se lo sarà).
A fare un atto di fede. E visto che vuole essere innovativo, cambiare le regole… avrebbe dovuto probabilmente farlo in modo più chiaro da subito.
EugM